All’interno di quello
straordinario progetto che fu la collana «AvantPop» di
Fanucci Editore i due curatori, Luca Briasco e Mattia Carratello, proposero
– con fare genuinamente didattico e divulgativo – alcuni volumi, realizzati ad hoc per il pubblico di lettori italiani.
in questo modo fornivano degli esempi utili a capire cosa intendere per letteratura Avant-Pop. Un saggio di quest’operazione è rappresentato da Maneggiare con cura di Joe R. Lansdale e dal cupo Manette. Istruzioni per l’uso
di William T. Vollmann. L’autore
del capolavoro Europe Central nel
lontano e assai lucido 1991 aveva inserito proprio Manette. Istruzioni per l’uso - una cupa storia d’amorosa
dipendenza - nel volume Tredici storie
per tredici epitaffi che contiene già tutte le ossessioni visive, stilistiche
e le idee che si svilupperanno successivamente nella produzione di Vollmann.
Manette è un racconto situazionista in cui Vollmann
materializza la violenza (argomento centrale del suo saggio monumentale Rising Up and Rising Down uscito nel
2003), i rapporti di potere, la dipendenza, il feticismo e la guerra (confrontata
in prima persona durante un soggiorno in Afghanistan). La fetida e sovrastante
Gun City in cui sono ambientate le vicende dei due protagonisti, Abraham
Yesterday ed Elaine Suicide, è figlia di un’estetica militare che ha
egemonizzato ogni singolo aspetto della vita dei cittadini. A Gun City si
lavora, si vive e si pensa secondo una prospettiva bellica che schiaccia e
costringe la gente a cercare rivoli umorali di umanità nel ventre metallico
della metropoli. Quello di Manette è
un universo ucronico post-totalitario, un luogo e un tempo in cui l’uomo non ha
affrontato l’idea di regime ma l’ha fatta propria e metabolizzata per emanarla
sugli altri in maniera letale. Per Vollmann la guerra è un unicum senza confini che fonde insieme, come in una lega metallica,
vita sociale e vita culturale. Una visione costrittiva e post-umana che si
dichiara come (iper) realtà fra le tante, infinte, possibilità.