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martedì 10 aprile 2012

Biancaneve (Mirror Mirror) di Tarsem Singh (2012)


Perché Mirror Mirror? Meglio: perché Mirror Mirror in questo modo? La pellicola di Tarsem Singh, era stato annunciato, è una commedia e già qui il dubbio aveva cominciato a farsi strada. Insomma perché il regista di gioielli stranianti e arty come The Cell e The Fall, il regista che da poco era tornato con il godibile e stupefacente Immortals,  ha deciso di lavorare in questo modo? Perché cimentartsi con un progetto che potenzialmente poteva essere la chance ideale per rappresentare il lato luminoso (oserei dire accecante) della sua visione spettacolare? Che cosa può essere andato storto?
Vediamo.
Il cast ha lavorato egregiamente: Julia Roberts è una perfetta Regina Cattiva da commedia, sia detto l’amiamo da subito, le sue pause esasperate e la mimica celante la vera (misera) natura del personaggio meritano più di un plauso (da non perdere poi il suo particolare trattamento di bellezza prima del ballo). Lily Collins è una perfetta, nivea, Biancaneve-suffragetta. Fragile e ignara nel castello quanto agguerrita e determinata insieme ai sette nani, qui banditi su deliziosi trampoli a pressione. Armie Hammer è un ottimo principe cicisbeo dalla comicità slapstick. I meravigliosi costumi sono frutto dell’ultima ricerca fatta dalla mitologica Eiko Ishioka (morta subito dopo la realizzazione di questa pellicola), già collaboratrice storica di Tarsem e creatrice dei sontuosi costumi del Dracula di Bram Stoker di Francis Ford Coppola (con cui per la cronaca vinse l'Oscar). Ishioka realizza dei costumi-allegorie in cui si ritrovano motivi derivati sia dall'illustrazione editoriale classica ottocentesca sia dall’iconografia tradizione indiana. Il tocco d’eccezione è dato dall’esasperazione di alcuni elementi (come il fiocco, le orecchie di leprotto, i cappelli rococò), in perfetto tono con l’atmosfera comedy e cartoon voluta dal regista.
Allora cosa non ha funzionato?