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lunedì 23 aprile 2012

Spider di David Cronenberg (2002)

Spider - pellicola del 2002 firmata da David Cronenberg - rappresenta forse più delle altre prove del regista la matrice Avant-Pop della sua poetica. Nella scarnificata e complessa messa in scena delle vicende di Dennis “Spider” Cleg ritroviamo il desiderio di «affrontare la nostra mostruosa deformazione e di trovare modalità selvagge e avventurose di amarla per quello che è» di cui parla Mark Amerika nel suo Manifesto Avant-PopNel film Spider - proprio come un personaggio beckettiano - arriva da un non-luogo (la stazione: luogo anonimo e stereotipato, privo di storicità e frequentato da gruppi di persone freneticamente in transito) per ritornare nei gelidi sobborghi di Londra dove ha passato l'infanzia in modo da ricostruire le dolorose vicende che l’hanno connotata. La memoria, si sa, è uno specchio ossidato (come quelli mostrati da Cronenberg durante i titoli di testa) o un sistema di corde sottili e sfilacciate come quelli costruiti dal piccolo Spider: quasi una rappresentazione del sistema nervoso, della sua complessità e fragilità (sappiamo ad esempio che i neuroni non possono rigenerarsi, che la guaina mielinica che protegge gli assoni può irrimediabilmente deteriorarsi) e della sua oscura capacità di percezione e rielaborazione.