Cos’è Woody, sono finiti i soldi?
Pensavi che avendo noi celebrato la morte del cinema italiano nello scorso
secolo ed essendo vergognosamente esterofili ci saremmo innamorati di una
pellicola in cui metti insieme il canovaccio di un tuo vecchio film e citi,
seppur con affetto, Federico Fellini?
Il tuo Anything Else è delizioso, io per primo lo rivedo appena posso e m’è
dispiaciuto riconoscerne assai diluita l’idea in un film che sembra
sovvenzionato dalla Pro Loco Roma. Insomma in Anything Else c’è tutto l’amore conscio per una città come New
York, i dialoghi tra te e l’aspirante comico Jerry Falk (Jason Biggs) sono brillanti
e originali, Amanda (Christina Ricci) è una piccola post-femme fatale che non
ha bisogno dei racconti osé di Monica (Ellen Page) per essere naturalmente
sensuale. Anche lì c’è l’auto-riflessione, l’utilizzo della cultura nei
dialoghi da chilling, i tradimenti. Qui,
in To Rome with love, c’è solo il
fondo di un piatto di minestra che proprio non vuole saperne di riscaldarsi. Peccato
vedere attori che nelle tue mani avrebbero fatto scintille: Alec Baldwin, Jesse Eisenberg, la stessa Ellen Page, utilizzati in questo modo imbarazzante.
Poi, va bene, ti eccitava l’idea
di citare Fellini, di portare l’idea de Lo
Sceicco Bianco - una coppia di sposini giunge a Roma e la svampita
mogliettina di provincia si perde su una strada lastricata di sampietrini ed
equivoci all’inseguimento del miraggio del cinema – nella tua visione ma così,
Woody, è più che imbarazzante, è insostenibile e a nulla vale l’interpretazione
piacevole e divertente di Penelope Cruz nel ruolo di una prostituita-discente.