sabato 24 ottobre 2015

Note sul gotico in Crimson Peak di Guillermo del Toro (2015)






Una magione che sprofonda su un giacimento di argilla rossa come sangue, al centro di una tenuta aspra e inospitale dove vento e umidità animano spifferi e cigolii. Al suo interno si muove una «vergine perseguitata», con l’orlo della camicia da notte che accarezza le assi tarlate del pavimento, i capelli che si aprono come ali nella corsa e le mani bianche che frugano in armadi intarsiati, sotto enormi poltrone di broccato, alla ricerca delle più scellerate risposte. È questa la prospettiva scelta dall’«ospite ingrato» del cinema hollywoodiano, Guillermo del Toro, per il suo ultimo lungometraggio Crimson Peak
Guillermo del Toro non sceglie solo l’immaginario gotico ma lo sposa, omaggiandolo nei suoi intenti originari. In Crimson Peak ritroviamo la comunione, alla base del romanzo gotico settecentesco, fra elementi romantici e attitudine all’orrore. Il film è un percorso verticale – come quello che vede i protagonisti muoversi fra i piani della grottesca magione di Allerdale Hall – nella tradizione gotica tutta. 



In Crimson Peak c’è la ricerca di quell’atmosfera orrorifica, quell’incanto del mostruoso, quell’insieme di terrore e stupore, in cui Guillermo del Toro sa essere maestro. Il regista messicano ha realizzato tre enormi set, che corrispondono ad altrettanti piani della magione di Allerdale Hall, arredandoli in parte con fondi propri e rinnegando totalmente la postproduzione e gli scenari digitali. Il risultato desiderato dal regista è ottenuto perfettamente: quell’effetto da film in Technicolor di Mario Bava che cattura l’occhio su una lingua di luce, una pennellata di colore - arancio, carminio o blu elettrico - a mettere in risalto l’intarsio agghiacciante di un mobile, a illuminare un arco a sesto acuto, la decorazione di un divano o l’antro fiabesco di un focolare. 


Allerdale Hall possiede l’appeal delle rovine di tradizione gotica, l’immaginario casalingo violento e soffocante di Cime Tempestose e quello decadente e fatale de La caduta della casa degli Usher. Qui le suppellettili sono enormi e sovrastanti, camere e corridoi mancano di confini (perdendosi nell’ombra più cupa), tutto aumenta il bisogno di svelare segreti innominabili e misteri. Sarà la giovane americana Edith Cushing (Mia Wasikowska), arrivata ad Allerdale Hall come moglie del padrone di casa, a dover svolgere questo compito, prima che la magione la divori come sembra aver fatto con altre donne prima di lei.


Mia Wasikowska e Guillermo del Toro fanno un ottimo lavoro sul personaggio di Edith Cushing, sì una «vergine perseguitata» ma dotata di verve, intelletto e coraggio. Non è un caso che Edith sia una scrittrice – «non di storie di fantasmi ma di storie dove ci sono anche dei fantasmi» aggiungerebbe solerte – in lei ritroviamo tutta la forza creativa di Mary Shelley, Ann Radcliffe e Clara Reeve. In Crimson Peak per la prima volta le autrici della tradizione gotica sono anche personaggio, e confrontano l’orrore che hanno costruito così bene nelle loro pagine. 


Crimson Peak condivide con il romanzo gotico ben più che l’immaginario. Nelle pagine degli autori inglesi che lo costruirono, vigeva la contrapposizione tra la religione anglicana e quella cattolica, oscurantista, mortale e soffocante. I romanzi gotici sono ambientati spesso in abbazie in rovina, in paesi di fede cattolica e inquisitoria come Spagna e Italia, dove la repressione religiosa diede origine a degenerazioni e orrori come ne Il monaco di Matthew Gregory Lewis (i cui insetti sono citati anche in Crimson Peak). Guillermo del Toro recupera questa contrapposizione, aggiornandola. In Crimson Peak la visione progressista e trascendentalista degli Stati Uniti d’America si contrappone a quella orrorifica e sublime, decadente, ancorata al passato della «vecchia madre» Inghilterra.  

Non ci resta che goderci la permanenza ad Allerdale Hall, fra nevi macchiate di rosso, spettri (fiabeschi ed enormi, mutuati da La Madre), mefitiche tazze di the e fonografi che raccontano storie innominabili, in compagnia dei fratelli Sharpe: la «falena nera» Lucille (che ha la bellezza preraffaellita di Jessica Chastain) e il romantico Thomas (Tom Hiddleston). 


Nessun commento:

Posta un commento