Una magione che sprofonda su un
giacimento di argilla rossa come sangue, al centro di una tenuta aspra e
inospitale dove vento e umidità animano spifferi e cigolii. Al suo interno si
muove una «vergine perseguitata», con l’orlo della camicia da notte che
accarezza le assi tarlate del pavimento, i capelli che si aprono come ali
nella corsa e le mani bianche che frugano in armadi intarsiati, sotto enormi
poltrone di broccato, alla ricerca delle più scellerate risposte. È questa la
prospettiva scelta dall’«ospite ingrato» del cinema hollywoodiano, Guillermo del Toro, per il suo ultimo
lungometraggio Crimson Peak.
Guillermo del Toro non sceglie solo l’immaginario
gotico ma lo sposa, omaggiandolo nei suoi intenti originari. In Crimson Peak ritroviamo la comunione,
alla base del romanzo gotico settecentesco, fra elementi romantici e
attitudine all’orrore. Il film è un percorso verticale – come quello che vede i
protagonisti muoversi fra i piani della grottesca magione di Allerdale Hall – nella
tradizione gotica tutta.
In Crimson
Peak c’è la ricerca di quell’atmosfera orrorifica, quell’incanto del
mostruoso, quell’insieme di terrore e stupore, in cui Guillermo del Toro sa
essere maestro. Il regista messicano ha realizzato tre enormi set, che
corrispondono ad altrettanti piani della magione di Allerdale Hall, arredandoli
in parte con fondi propri e rinnegando totalmente la postproduzione e gli
scenari digitali. Il risultato desiderato dal regista è ottenuto perfettamente:
quell’effetto da film in Technicolor di Mario Bava che cattura l’occhio su una
lingua di luce, una pennellata di colore - arancio, carminio o blu elettrico -
a mettere in risalto l’intarsio agghiacciante di un mobile, a illuminare un
arco a sesto acuto, la decorazione di un divano o l’antro fiabesco di un
focolare.
Allerdale Hall possiede l’appeal delle rovine di tradizione
gotica, l’immaginario casalingo violento e soffocante di Cime Tempestose e quello decadente e fatale de La caduta della casa degli Usher. Qui le suppellettili sono enormi
e sovrastanti, camere e corridoi mancano di confini (perdendosi nell’ombra più
cupa), tutto aumenta il bisogno di svelare segreti innominabili e misteri. Sarà
la giovane americana Edith Cushing (Mia Wasikowska), arrivata ad Allerdale Hall
come moglie del padrone di casa, a dover svolgere questo compito, prima che la magione
la divori come sembra aver fatto con altre donne prima di lei.
Mia Wasikowska e Guillermo del Toro fanno
un ottimo lavoro sul personaggio di Edith Cushing, sì una «vergine
perseguitata» ma dotata di verve,
intelletto e coraggio. Non è un caso che Edith sia una scrittrice – «non di
storie di fantasmi ma di storie dove ci sono anche dei fantasmi» aggiungerebbe solerte – in lei ritroviamo tutta
la forza creativa di Mary Shelley, Ann Radcliffe e Clara Reeve. In Crimson Peak per la prima volta le
autrici della tradizione gotica sono anche personaggio, e confrontano l’orrore
che hanno costruito così bene nelle loro pagine.
Crimson
Peak condivide con il
romanzo gotico ben più che l’immaginario. Nelle pagine degli autori inglesi che
lo costruirono, vigeva la contrapposizione tra la religione anglicana e quella
cattolica, oscurantista, mortale e soffocante. I romanzi gotici sono ambientati
spesso in abbazie in rovina, in paesi di fede cattolica e inquisitoria come
Spagna e Italia, dove la repressione religiosa diede origine a degenerazioni e
orrori come ne Il monaco di Matthew
Gregory Lewis (i cui insetti sono citati anche in Crimson Peak). Guillermo del Toro recupera questa contrapposizione,
aggiornandola. In Crimson Peak la
visione progressista e trascendentalista degli
Stati Uniti d’America si contrappone a quella orrorifica e sublime, decadente,
ancorata al passato della «vecchia madre» Inghilterra.
Non ci resta che goderci la permanenza ad
Allerdale Hall, fra nevi macchiate di rosso, spettri (fiabeschi ed enormi,
mutuati da La Madre), mefitiche tazze
di the e fonografi che raccontano storie innominabili, in compagnia dei
fratelli Sharpe: la «falena nera» Lucille (che ha la bellezza preraffaellita di
Jessica Chastain) e il romantico Thomas (Tom Hiddleston).
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