In The Elephant Man, suo secondo lungometraggio, il maestro David Lynch conserva la raffinata fotografia in bianco e nero e le prerogative formali del suo primo lavoro, Eraserhead. La mente che cancella, scegliendo una colonna sonora emozionale e mai invasiva. The Elephant man racconta le vicende tratte da una storia vera, narrata in due testi: Elephant Man and Other Reminiscences di Sir Frederick Treves e The Elephant Man. A Study in Human Dignity di Ashley Montagu.
Joseph (nel film chiamato John) Merrick (interpretato da un trasfigurato e commovente John Hurt) è un individuo colpito da deformità nella struttura anatomica e fisiologica (ad esempio non può dormire supino, posizione che gli sarebbe letale). Egli viene recuperato dal Dottor Frederick Treves (Anthony Hopkins) durante un orrido spettacolo circense per scoprirne solo in seguito l’animo gentile e raffinato. Attraverso le molte peregrinazioni di Merrick, fra l’ospedale, la casa del Dottor Treves, il rapimento da parte del suo ex proprietario Bytes (un delizioso omaggio ai malvagi vittoriani di Dickens), l’Europa continentale e di nuovo Londra, la pellicola mette in scena il confronto orrorifico fra l’oscena umanità e il raffinato e delicato carattere di Merrick. Degna di nota in questo senso la scena in cui il guardiano dell’ospedale “espone” Merrick alla volgare curiosità del lascivo sottobosco londinese - alcolizzati sboccati e prostitute curiose - una decrepita umanità pronta a deridere il deforme Merrick.