mercoledì 26 ottobre 2011

Pink Flamingos di John Waters (1972)


Pink Flamingos – si sorprende ancora oggi il suo creatore John Waters – è ormai un cult assoluto che nei decenni ha generato per sé e per il suo regista un’infinità di etichette (citiamo su tutte quella di «Pope of trash») ponendosi come punto di non ritorno di un universo che non è solo underground ma che in realtà riguarda la cultura (cinematografica e quindi storica e politica) tutta. La temibile gang dei Dreamland guidata da John Waters realizza una pellicola che solo successivamente riconosceremo come proto-punk: i dialoghi-manifesto e le azioni terribili compiute durante la guerra per il blasone del “più disgustoso” ingaggiata da Divine e dai Marble sono intrattenimento realizzato ad hoc per quelle arrabbiatissime frange hippy che riconosceranno nella nascente cultura punk il proprio vessillo. Il pubblico di riferimento di Pink Flamingos altro non è che la fauna underground che abita le pagine del romanzo di Steve Erickson Zeroville e che vedrà negli orribili massacri della Famiglia Manson la fine di un’utopia lisergica. Pink Flamingos si colloca esattamente lì: nel passaggio alla rabbia e al rifiuto di ogni tipo di controllo sociale, soprattutto di quello perpetrato dai mass-media e dalle organizzazioni religiose. La coprofagia finale, il cannibalismo, l’esibizionismo demenziale en plein air, la violenza sessuale (e lo sfruttamento economico della stessa), l’omicidio “con sala stampa” altro non sono che i marcatori scelti da Waters e dai suoi Dreamland per offrire un prodotto cinematografico in grado di materializzare i tratti distintivi di questo tipo di pubblico.
I modelli di Waters sono il non-cinema di Andy Warhol, le istanze demoniache di Kenneth Anger (avete presente i divani di casa Marble che prendono vita dopo che Divine e Cracker li hanno leccati e ci hanno sputato sopra?), il pioniere del cinema underground Jack Smith e come rivela lo stesso Waters Pier Paolo Pasolini. Modelli che Waters centrifuga e usa per riempire le munizioni per i suoi happening terroristico-cinematografici. Basti pensare alla traduzione trash e demenziale del conflitto psicologico di Eros e Thanatos durante l’amplesso di Cracker e della spia dei Marble con candido pollame massacrato fra i corpi nudi o ancora alla festa di compleanno di Bab Johnson con tanto di regali “scellerati” (una mannaia, una testa di porco) e un uomo con lo sfintere anale elastico che si esibisce sulle note di Surfin’ bird

John Waters – che dopo Pink Flamingos muoverà verso altri territori cinematografici e altri generi – provò a riportare sullo schermo la scellerata Bab Johnson quindici anni dopo col progetto Flamingos Forever (la cui sceneggiatura trovate nel prezioso volume Trash Trio insieme a quella di Pink Flamingos e Desperate Living) prodotto dalla leggendaria casa di produzione Troma. Purtroppo il rifiuto di Divine/Harris Glen Milstead interessato a progetti più mainstream e la morte di Edith Massey spense ogni afflato (programmaticamente puzzolente) di vita del progetto.



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