«Vista dall’alto, l’immensa colata di cemento
del Franti ricordava una esse squadrata che metteva in comunicazione i piedi
della collina e la periferia della città. Era composto da tre grandi blocchi
cubiformi messi in comunicazione da lunghi porticati: il blocco dei dormitori e
del refettorio, il blocco scolastico e delle aule studio, e il blocco dei
laboratori». Questa la grande unità di luogo, il paradigma narrativo e di
confronto scelto dallo scrittore bergamasco Alan Poloni per il suo romanzo Dio se la caverà (pubblicato da NEO. Edizioni). È questo l’istituto correttivo Franti (immediato il riferimento a
uno dei personaggi più amati di Cuore)
che, al centro dell’intreccio, mette in comunicazione le diverse storie, solo
apparentemente distanti fra loro, animanti l’ampia rappresentazione di Poloni.
La dicotomia dentro/fuori è speculare a quella fra adulti e ragazzi. È
delizioso come il lettore abbia la possibilità di muoversi con naturalezza fra
i diversi punti di vista. Abbiamo quello abbassato all’età adolescenziale di
Nic, Dave e gli altri ragazzi del Franti che si intreccia a quello degli
adulti, Augusto il direttore del Franti, lo Zio e Klaus, lo scrittore fallito
Antonio Timpano. Ognuno di questi porta nell’intreccio la propria realtà, il
proprio contributo, dapprima dipanato poi strettamente legato a quello degli
altri personaggi.
Alan
Poloni rimette il personaggio al centro della narrazione e lo fa donando a
ognuno di essi un ritmo peculiare che il lettore, pagina per pagina, impara a
riconoscere e amare.