Intolerable Cruelty è un’ottima commedia, scritta benissimo, diretta con cura dai fratelli Coen e recitata con verve e capacità da George Clooney (che aveva già vestito per i Coen i panni di un moderno Ulisse in Fratello, dove sei?). Unico problema l’orripilante titolo che i distributori italiani hanno voluto appioppare alla pellicola: Prima ti sposo, poi ti rovino che vuole richiamare certe produzioncelle italiote tutte basate sulla risata di pancia (o per meglio dire di mal di pancia). Intolerable Cruelty invece – prima pellicola dei Coen a non essere basata su una loro idea – diventa nelle mani di Joel e Ethan il miglior pretesto per riprendere e decostruire gli stilemi della screwball comedy (a metà tra la sophisticated comedy e la farsa abitualmente incentrata sulla guerra dei sessi) grazie a un Clooney attento e preciso, eccellente nei dialoghi al cardiopalma di Miles Massey, negli inseguimenti da fumetto e nella mimica slapstick.
Marylin Hamilton (Catherine Zeta-Jones sul set incinta di un mese e per questo bellissima) novella ape regina (allevata da una community di attempate e camp-issime signore dedite al botox e ai divorzi milionari) vuole incastrare il suo stupido marito (un Edward Herrmann reduce dal successo di Gilmore Girls), purtroppo incapperà nel cinico avvocato divorzista Massey che le impedirà di ricevere l’agognata fetta di patrimonio innescando così una girandola di eventi a incastro (a scapito di Massey ovviamente) fra travestimenti (sociali), incursioni nella commedia gotica - durante le visite sotterranee di Massey al proprietario dello studio legale dove lavora: un uomo privo di intestino attaccato a una miriade di flebo dai colori fluo e macchinari fischianti – inseguimenti, scenari posticci (il Caesars Palace di Las Vegas) e un happy ending stemperato da una chiosa postmoderna e catodica.
Intolerable Cruelty può infine contare su una colonna sonora d’eccezione realizzata da Carter Burwell - storico collaboratore dei fratelli Coen - che riprone classici intramontabili (Elvis, Edith Piaf, Chuck Mangione), rock saturo (Tom Jones, Simon&Garfunkel) e brani prodotti per l’occasione dallo stesso Burwell.
Marylin Hamilton (Catherine Zeta-Jones sul set incinta di un mese e per questo bellissima) novella ape regina (allevata da una community di attempate e camp-issime signore dedite al botox e ai divorzi milionari) vuole incastrare il suo stupido marito (un Edward Herrmann reduce dal successo di Gilmore Girls), purtroppo incapperà nel cinico avvocato divorzista Massey che le impedirà di ricevere l’agognata fetta di patrimonio innescando così una girandola di eventi a incastro (a scapito di Massey ovviamente) fra travestimenti (sociali), incursioni nella commedia gotica - durante le visite sotterranee di Massey al proprietario dello studio legale dove lavora: un uomo privo di intestino attaccato a una miriade di flebo dai colori fluo e macchinari fischianti – inseguimenti, scenari posticci (il Caesars Palace di Las Vegas) e un happy ending stemperato da una chiosa postmoderna e catodica.
Intolerable Cruelty può infine contare su una colonna sonora d’eccezione realizzata da Carter Burwell - storico collaboratore dei fratelli Coen - che riprone classici intramontabili (Elvis, Edith Piaf, Chuck Mangione), rock saturo (Tom Jones, Simon&Garfunkel) e brani prodotti per l’occasione dallo stesso Burwell.
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