«Vista dall’alto, l’immensa colata di cemento
del Franti ricordava una esse squadrata che metteva in comunicazione i piedi
della collina e la periferia della città. Era composto da tre grandi blocchi
cubiformi messi in comunicazione da lunghi porticati: il blocco dei dormitori e
del refettorio, il blocco scolastico e delle aule studio, e il blocco dei
laboratori». Questa la grande unità di luogo, il paradigma narrativo e di
confronto scelto dallo scrittore bergamasco Alan Poloni per il suo romanzo Dio se la caverà (pubblicato da NEO. Edizioni). È questo l’istituto correttivo Franti (immediato il riferimento a
uno dei personaggi più amati di Cuore)
che, al centro dell’intreccio, mette in comunicazione le diverse storie, solo
apparentemente distanti fra loro, animanti l’ampia rappresentazione di Poloni.
La dicotomia dentro/fuori è speculare a quella fra adulti e ragazzi. È
delizioso come il lettore abbia la possibilità di muoversi con naturalezza fra
i diversi punti di vista. Abbiamo quello abbassato all’età adolescenziale di
Nic, Dave e gli altri ragazzi del Franti che si intreccia a quello degli
adulti, Augusto il direttore del Franti, lo Zio e Klaus, lo scrittore fallito
Antonio Timpano. Ognuno di questi porta nell’intreccio la propria realtà, il
proprio contributo, dapprima dipanato poi strettamente legato a quello degli
altri personaggi.
Alan
Poloni rimette il personaggio al centro della narrazione e lo fa donando a
ognuno di essi un ritmo peculiare che il lettore, pagina per pagina, impara a
riconoscere e amare.
È
estremamente poetico assistere al racconto delle vite dei due ragazzi, il
dislessico Nic, che vede ignorato il proprio disturbo da genitori assenti e
insegnati ottusi e beoti, e il piccolo «idiota» dostoevskiano Dave, animo dalla
bellezza assoluta costretto a vivere – ovviamente incompreso - nella bruttura
del reale. Ancora Klaus, l’imprenditore umanista che riapre una sala a luci
rosse, come atto di amore e cultura insieme allo Zio, avvocato metallaro in
costante rifiuto di crescere. Infine Augusto, il direttore del Franti, un uomo
indeciso e fragile ritrovatosi a
rappresentare una visione del mondo totalmente diverso da sé e il patetico
Antonio Timpano, scrittore ossessionato dalla fama e dal riconoscimento che
solo una voce su Wikipedia può dare.
Dio se la caverà è una lettura assai piacevole, una
rappresentazione dell’umanità compita e lirica. Poloni non risparmia belle
pagine e riferimenti alla migliore musica rock, dalle lezioni del professore di
lettere Edoardo Yale, agli scatoloni aperti dallo Zio insieme al nipote. Scatoloni
pieni di riviste metal che i due leggono riportando alla luce lo spirito
giovanile (che tanta letteratura di allora rappresentò) del rock, della musica,
delle fanzine, degli idoli assoluti e degli immaginari sposati con foga e
rigore reverenziale dagli adolescenti italiani. A confronto con il buio e il
silenzio – terribili perché non rappresentabili a parole – degli adolescenti di
oggi, quell’inquietudine che riusciamo solo a scorgere nella mutua comprensione
fra Nic e Ostilio, l’alunno più problematico del Franti.
Meritano
menzione le pagine finali, perfetta e naturale chiosa fatta di immagini
bellissime in grado di farci sentire
subito la mancanza di tutti i personaggi, persino i comprimari, che ci hanno
accompagnato fin lì.
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