A fare di The road (La strada) un capolavoro assoluto è certamente la terribile metafora di un paesaggio terrestre post-apocalittico condotta attraverso la coraggiosa scelta formale di una prosa asciutta, ridotta e scarnificata. Una scelta magistrale quella di Cormac McCarthy per raccontare di un mondo in cui la biosfera non esiste più (piante e animali si sono estinti in seguito a un’oscura catastrofe) e dove l’uomo ha ritrovato la sua condizione ferina di homo homini lupus. È grazie a questa prosa minima che il lettore può costruire la propria visione del nuovo scenario di morte e solitudine in cui i due protagonisti sono costretti a muoversi, con particolare merito dei dialoghi: vera e propria chiave di volta per una subitanea immedesimazione coi protagonisti.
La storia de La strada è nota: l’Uomo e il Bambino si muovono sulla strada all’indomani di una terribile catastrofe ambientale che ha eliminato la biosfera e ha opacizzato la luce del sole, i due sperano di raggiungere il sud dove trovare altri “buoni” e soprattutto una temperatura più elevata rispetto a quelle glaciali dei luoghi di partenza. Il percorso costruito da Cormac McCarthy è epico, ogni incontro simbolico, ogni luogo una diversa rappresentazione della condizione umana presente e passata: la paura, la rabbia, la rassegnazione, l’amore, la speranza, l’egoismo.
Ne La strada l’Uomo si muove forte del desiderio di sopravvivenza per il proprio figlio. È colpito dalla malattia e sopraffatto dal dolore (le sue invocazioni notturne sono un vero e proprio eco biblico) per la perdita dell’amata ma non rinuncerà mai - foss’anche nelle condizioni più estreme e violente - a portarsi avanti sulla strada. Nella visione allegorica di McCarthy l’Uomo rappresenta il sacrificio e l’atavico desiderio di sopravvivenza e prosecuzione. Il Bambino è di contro l’incarnazione della speranza. Puro di fronte a una sempre più totalizzante visione di dolore non mancherà mai di elaborarla in maniera gentile e luminosa. Un’immagine conosolatrice con il compimento della quale Cormac McCarthy chiude la sua opera in quella che è possibile leggere come un’invocazione al genere umano nella scelta del bene.
La strada è una lettura imprescindibile per il lettore contemporaneo. Un romanzo che per stile, costruzione immaginifica e valore metaforico è già un classico della letteratura mondiale.
Ne La strada l’Uomo si muove forte del desiderio di sopravvivenza per il proprio figlio. È colpito dalla malattia e sopraffatto dal dolore (le sue invocazioni notturne sono un vero e proprio eco biblico) per la perdita dell’amata ma non rinuncerà mai - foss’anche nelle condizioni più estreme e violente - a portarsi avanti sulla strada. Nella visione allegorica di McCarthy l’Uomo rappresenta il sacrificio e l’atavico desiderio di sopravvivenza e prosecuzione. Il Bambino è di contro l’incarnazione della speranza. Puro di fronte a una sempre più totalizzante visione di dolore non mancherà mai di elaborarla in maniera gentile e luminosa. Un’immagine conosolatrice con il compimento della quale Cormac McCarthy chiude la sua opera in quella che è possibile leggere come un’invocazione al genere umano nella scelta del bene.
La strada è una lettura imprescindibile per il lettore contemporaneo. Un romanzo che per stile, costruzione immaginifica e valore metaforico è già un classico della letteratura mondiale.
L'ho letto circa un anno fa, mi è piaciuto molto, ora vorrei leggere la Trilogia della frontiera...
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