Che cos’è
The Fall?
Una
magnifica ode al potere dell’affabulazione, una monumentale ricerca
extra-geografica d’immaginari o un rosario di deflagrazioni policrome,
simmetriche, kitsch, insomma un’immane opera d’arte su celluloide? L’opera
seconda (dopo l’opalescente The Cell)
dell’acclamato videomaker Tarsem Singh è
tutto questo e molto di più. A vedere The
Fall si rischia di cadere nel cineautismo del protagonista del romanzo di
Steve Erickson Zeroville, in quello
status di spasmodico desiderio di fotogrammi-feticci, d’immagini venerabili in
cui diluirsi.
Tarsem ha
impiegato più di quattro anni per realizzare la sua ricerca, la sua collezione
di immagini e immaginari. Una ricerca che si è mossa da Bali alla villa di
Adriano a Tivoli, dal Taj Mahal alla barriera corallina a forma di farfalla
nelle Fiji, dall’isola di Sumatra a Praga e ancora, il Rajasthan, il giardino
botanico di Buenos Aires, Istanbul e Parigi. Tutti luoghi in cui prende forma
la fiaba – a metà fra Vladimir Propp e l’epica omerica – raccontata
dall’infermo attore del cinema muto Roy Walker (un Lee Pace, in stato di
grazia) alla piccola Alexandria (Catinca Untaru), piccola raccoglitrice di
arance rumena con un braccio rotto. Entrambi i protagonisti sono degenti di un
ospedale alla periferia di Los Angeles, durante gli anni Venti. È dall’incontro
opportunistico fra i due che Tarsem muove per realizzare il suo folle e
roboante capolavoro, in cui s’incontrano e si commistionano il misticismo
orientale – come la meravigliosa danza balinese che indica il percorso da
compiere ai sei eroi protagonisti – e l’amore per l’arte cinematografica (Roy è
uno stuntman che ha subito una frattura a entrambe le gambe durante il salto da
un ponte nella realizzazione di una scena).
The Fall è Il
mago di Oz girato da Tarsem, in cui i personaggi della fiaba di Roy
prendono le fattezze di tutte le persone che gravitano intorno all’ospedale:
l’infermiera Evelyn è sorella Evelyn, l’uomo del ghiaccio diventa lo schiavo
Otto Benga, l’amico di Roy con una gamba sola diviene l’esperto di fuochi
italiano Luigi, il padre di Alexandria è il bandito blu, Roy stesso è il
bandito rosso, Alexandria sua figlia, il raccoglitore di arance è il nobile
indiano, il dottore della clinica è Alessandro Magno, l’inserviente diviene il
naturalista Charles Darwin e l’anziano paziente con la dentiera che rassicura
Alexandria sulle sue paure diviene il mistico.
Tarsem
con The Fall conferma, dopo
l’eccellente prova di The Cell, di
essere un esteta sopraffino oltre che un sapiente videomaker (ha realizzato videoclip
per R.E.M. Suzanne Vega, Vanessa Paradis e spot immortali e colti per Levi’s, Mercedes-Benz e Nike). Ne è esempio la splendida sequenza che racconta l’incidente
e la successiva operazione di Alexandria: una giustapposizione automatica di
immagini in stop-motion e inserti onirici. La sequenza è topica nella
comprensione dell’approccio surrealista di Tarsem. Un approccio che si rivela
unico e ideale nella rappresentazione delle angosce del “finito” Roy (mai
nominate), e del desiderio immaginifico di Alexandria, materializzato
nell’ultima, roboante, visione finale in cui la piccola riconosce il lavoro da
stuntman di Roy in una serie di film di Buster Keaton e Charlie Chaplin.
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