domenica 18 maggio 2014

This Is How the World Ends di Gregg Araki (2000)



Abbiamo già visto come il mondo è finito e come una serie di schegge impazzite, luccicanti e kitsch siano venute a costituire la nuova realtà. Gregg Araki, dopo aver giocato con parte di questi materiali per realizzare la prima screwball comedy ai tempi dell’Avant-Pop, Splendidi Amori, si lancia in un nuovo progetto, la creazione di una serie televisiva, This Is How The World Ends, patrocinata da MTV canale che gli artisti Avant-Pop hanno considerato uno dei principali mezzi di diffusione delle idee dell’avanguardia nella cultura popolare: la logica dell’iperconsumo, l’importanza del nuovo, lo zapping come forma di costruzione artistica. Per problemi di budget e nonostante l’impegno e la dedizione del nostro, la serie non fu mai messa in onda. Gregg Araki realizzò – con un budget ridotto – solo il pilot della serie, che seppur mai andato in onda riuscì a diffondersi e raggiungere i catecumeni di tutto il mondo grazie all’internet (alla fine del post la versione integrale dell’episodio presente su Youtube). 
Araki celebra la fine del mondo con un titolo che parafrasa T. S. Eliot: «This Is How The World Ends», lanciandoci in un universo creato ad hoc, una costruzione situazionista in cui elaborare trame lunari, materializzare legami casuali fra eventi e personaggi e celebrare la ripetizione come epifania straniante e disturbante. 
This Is How The World Ends inizia con un sogno tumido, tipico di Araki: lo studente di liceo Casper Van Dyke (Alan Simpson) sogna di trovare nella doccia la ragazza dei suoi sogni Christmas (Kelli Garner) ma è svegliato dalla voce isterica della madre che batte dietro la porta per svegliarlo. Araki recupera stilemi, idee, tic e ossessioni del teen-drama e li commistiona con l’immaginario pop lisergico degli anni Novanta, ribaltandoli e facendoli vorticare e luccicare. Ecco quindi costruirsi un trio, com’è tipico nella produzione del regista losangelino: al fianco del good good boy Casper abbiamo Sluggo (Molly Brenner) amica lesbica e post-punk e Miles, skater boy (in incognito toy-boy della madre manager di Casper). Parte così il viaggio nell’ambiente situazionista che Araki ha creato per i suoi ragazzi: un party alla fine del mondo con i Chemical Brothers come DJ, classi di cinematografia guidate da professori in pantaloni di pelle, un negozio di dischi dove lavorare dopo la scuola (frequentato da Michael J. Anderson, il nano di Twin Peaks, folle e armato), un bus della scuola guidato da una autista alcolizzata. 
Purtroppo non ci resta che questa scheggia baluginante e non sappiamo – se non per pochi secondi di anticipazioni alla fine della puntata – cosa Gregg Araki ci avrebbe riservato. This Is How The World Ends chiude un periodo nella produzione di Araki che muoverà verso una cinematografia più matura e di più ampio respiro. Questa, però, è un’altra storia. 

2 commenti:

  1. non ne sapevo niente di questo pilot...
    peccato che poi la serie non sia andata in porto, ne sarebbe potuta uscire una figata.

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  2. Esatto, chissà che cosa avrebbe potuto fare Araki con un'intera serie!

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