martedì 15 novembre 2011

Multiple Maniacs di John Waters (1970)



Multiple Maniacs porta avanti la visione underground e proto-punk di Mondo Trasho aumentando i confini della visione watersiana, arricchendola di nuove ossessioni formali, visive e contenutistiche. Qui John Waters si oppone ancora alla visione borghese da cui egli stesso proviene. Abbiamo visto come il bigottismo e l’ipocrisia del ceto medio siano stati bene immortalati nel magistrale finale di Mondo Trasho, con le pettegole additanti la “diversa” (indi mostruosa) Mary Vivian Pearce.
In Multiple Maniacs JW - ancora una volta insieme alla banda dei Dreamland – opera attraverso un approccio maggiormente onirico e dadaista (basti citare la scena in cui Divine è violentata da un’aragosta gigante) in cui tutte le paure della middle class vengono spettacolarizzate, materializzate attraverso la camera come enormi oggetti pop (secondo la lezione warholiana). La paura dell’ignoto proveniente dalla Guerra Fredda, l’orrore per la diversità (esibita qui come in un freak show), la spettacolarizzazione della violenza (una delle ossessioni principali di Waters è il processo alla Famiglia Manson), in un finale che sembra citare allo stesso tempo Godzilla e Guy Debord.



John Waters con fare dadaista estrae, come da un infinito sacchetto di velluto, materiali culturali (cinema Sci-Fi, pittura, letteratura) da accostare sulla pellicola: Divine lattea e morbida come La bagnante di Ingres, H.G. Lewis il cui Two Thousand Maniacs! è citato fin dal titolo, il neorealismo italiano (filtrato dall’occhio di Russ Meyer) e ancora Genet e Pasolini. Quest’ultimo merita particolare attenzione perché come sappiamo, è uno dei numi tutelari di John Waters. La terribile sequenza del Rosary Job compiuto da Mink Stole a Divine fra i banchi di una chiesa è montata con le immagini della passione di Cristo narrata dalla voce estatica della stessa Divine, è questa la versione “altra” di Waters de Il Vangelo secondo Matteo pasoliniano.

Come per Mondo Trasho anche il finale di Multiple Maniacs sembra proiettarsi verso la prossima pellicola, quel Pink Flamingos che rimarrà nella storia del cinema ponendosi come punto di non ritorno di un universo che non è solo underground ma che in realtà riguarda la cultura (cinematografica e quindi storica e politica) tutta.

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