Una supernova su Riccione. |
Dopo
l’uscita dell’ultimo romanzo di Isabella Santacroce, il magnifico Supernova (Mondadori) mi aspettavo di vedere il viso della scrittrice riccionese,
sublimato dal trucco che le fa da difesa e dissimulazione, sulla copertina di
«Rolling Stone». Supernova, che
inaugura la nuova Trilogia di Eva è una stupenda ballata rock, dove l’uso
della lingua italiana assume sempre più una forma ritmica peculiare. La prosa
di Isabella Santacroce si dilata e comprime come una serie di note, vergate con
grande ispirazione dalla sua compositrice/autrice.
In Supernova troviamo l’uso della metafora
in trasfigurazioni che sono di volta in volta fiabesche, sfrenate e dolorose.
Metafore dall’incredibile potere evocativo che ampliano d’improvviso
l’orizzonte narrativo del brano in cui sbocciano. Dall’arrivo della non-madre
di Dorothy a Milano – una città che farà da ventre ignavo e scellerato per i
tre giovani protagonisti – fino all’adolescenza tradita da un’infanzia di
rifiuti, seguiamo il canto di Dorothy nella descrizione della sua parabola
ascensionale, verso l’esplosione nella luce più accecante auspicata dal titolo.