Un futuro il cui aspetto si gioca sui toni dell’oro,
del rame e del verde, dove lo stile, le auto, le ambientazioni richiamano l’immaginario
del noir più classico. Un futuro dove il genoma è l’occhio del Grande Fratello
attraverso cui plasmare la società.
È il codice genetico che in Gattaca (il cui titolo è formato dalle lettere che identificano le
basi azotate di cui è formato il genoma: adenina, timina, citosina e guanina) è
sintetizzato prima del concepimento del nascituro donandogli caratteristiche e
peculiarità, esonerandolo da patologie e tare fisiche. La società totalitaria
di Gattaca è rigida e continuamente
sotto controllo diagnostico, i colloqui di lavoro si risolvono in analisi del
sangue e delle urine e i «non validi» – individui concepiti naturalmente, senza
l’ausilio dell’ingegneria genetica – hanno un destino segnato: svolgere i
lavori più umili. Si tratta di «genoismo», una forma di razzismo in base alla
costituzione della doppia elica di DNA, quello che in Gattaca è chiamato «quoziente genico».
Gattaca, l’ente astronomico impegnato nell’organizzare
missioni spaziali è anche il luogo in cui si consuma il tentativo del non
valido Vincent (Ethan Hawke) di diventare astronauta mentre fra le scrivanie
perfette e tutte uguali del complesso astronomico si consuma un feroce delitto.
Al suo fianco un atleta paraplegico, Jerome Eugene Morrow, che ha il volto
umbratile e lo sguardo tagliente di Jude Law, Irene Cassini (dal nome dell’astronomo italiano Giovanni Domenico), un’inarrivabile
Uma Thurman e Gore Vidal nei panni del mellifluo direttore Josef.
Gattaca è oggetto
di culto per diversi motivi. La splendida regia e fotografia che rendono
immaginifica ogni inquadratura (pensiamo alla sfida tra i flutti dei fratelli
Freeman, alla prima notte d’amore fra Vincent e Irene o al tensivo e shakespeariano
confronto con la polizia); Il cast in stato di grazia: Ethan Hawke, enfant prodige della scena indie (reduce
da Giovani, carini e disoccupati e Prima dell’alba), Uma Thurman, splendida
e glaciale nei panni di Irene e Jude Law, cinico eroe dallo
sguardo magnetico; non ultime le musiche di Michael Nyman.
Gattaca è
un inno al potere libertario e aleatorio del fenotipo sul genotipo. Vincent,
procreato naturalmente e dal destino segnato (causa di morte cardiopatia), non
solo riesce a battere (e a salvare) il fratello «valido» ma si prepara
fisicamente e intellettualmente a partire in missione nello spazio nonostante il
parere negativo delle analisi genetiche. «We can do anything» direbbe qualcuno,
con beneplacito della doppia elica di DNA, aggiungeremmo noi.
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