giovedì 3 ottobre 2013

Genoismo e rivincita del fenotipo: Gattaca di Andrew Niccol (1997)

Un futuro il cui aspetto si gioca sui toni dell’oro, del rame e del verde, dove lo stile, le auto, le ambientazioni richiamano l’immaginario del noir più classico. Un futuro dove il genoma è l’occhio del Grande Fratello attraverso cui plasmare la società.
È il codice genetico che in Gattaca (il cui titolo è formato dalle lettere che identificano le basi azotate di cui è formato il genoma: adenina, timina, citosina e guanina) è sintetizzato prima del concepimento del nascituro donandogli caratteristiche e peculiarità, esonerandolo da patologie e tare fisiche. La società totalitaria di Gattaca è rigida e continuamente sotto controllo diagnostico, i colloqui di lavoro si risolvono in analisi del sangue e delle urine e i «non validi» – individui concepiti naturalmente, senza l’ausilio dell’ingegneria genetica – hanno un destino segnato: svolgere i lavori più umili. Si tratta di «genoismo», una forma di razzismo in base alla costituzione della doppia elica di DNA, quello che in Gattaca è chiamato «quoziente genico».
Gattaca, l’ente astronomico impegnato nell’organizzare missioni spaziali è anche il luogo in cui si consuma il tentativo del non valido Vincent (Ethan Hawke) di diventare astronauta mentre fra le scrivanie perfette e tutte uguali del complesso astronomico si consuma un feroce delitto. Al suo fianco un atleta paraplegico, Jerome Eugene Morrow, che ha il volto umbratile e lo sguardo tagliente di Jude Law, Irene Cassini (dal nome dell’astronomo italiano Giovanni Domenico), un’inarrivabile Uma Thurman e Gore Vidal nei panni del mellifluo direttore Josef.


Gattaca è oggetto di culto per diversi motivi. La splendida regia e fotografia che rendono immaginifica ogni inquadratura (pensiamo alla sfida tra i flutti dei fratelli Freeman, alla prima notte d’amore fra Vincent e Irene o al tensivo e shakespeariano confronto con la polizia); Il cast in stato di grazia: Ethan Hawke, enfant prodige della scena indie (reduce da Giovani, carini e disoccupati e Prima dell’alba), Uma Thurman, splendida e glaciale nei panni di Irene e Jude Law, cinico eroe dallo sguardo magnetico; non ultime le musiche di Michael Nyman.
Gattaca è un inno al potere libertario e aleatorio del fenotipo sul genotipo. Vincent, procreato naturalmente e dal destino segnato (causa di morte cardiopatia), non solo riesce a battere (e a salvare) il fratello «valido» ma si prepara fisicamente e intellettualmente a partire in missione nello spazio nonostante il parere negativo delle analisi genetiche. «We can do anything» direbbe qualcuno, con beneplacito della doppia elica di DNA, aggiungeremmo noi.

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