Twin Peaks, da molti accolto come una sorta di nuovo anno zero, trova le sue radici già qualche decennio prima della sua baluginante apparizione sui nostri teleschermi. Certo, Twin Peaks è rivoluzionario in quanto prodotto seriale pensato appositamente per la televisione: un seme che ha permesso il germogliare di un nuovo genere (e soprattutto di una nuova qualità) che va da X-Files fino a Lost; ma se andiamo a recuperare uno strambo romanzo del 1970 possiamo già trovare suggestioni e tematiche d’ansia e trascendenza riprese poi nello stesso Lost (che appunto abbiamo detto è germogliato grazie al dissodamento operato da Lynch): Picnic ad Hanging Rock. Dal romanzo, qualche anno dopo, venne tratto l’omonimo e bellissimo film di Peter Weir.
È particolarmente interessante la vicenda editoriale del romanzo: scritto in sole quattro settimane dall'australiana Joan Lindsay l'opera venne pubblicata senza il capitolo finale. La vicenda è presentata ambiguamente come documento storico con dati volutamente incoerenti, narra di un picnic svoltosi sabato 14 febbraio 1900 (ma nel 1900 il 14 febbraio cadde di mercoledì). Un gruppo di studentesse dell’aristocratico e vittoriano collegio Appleyard si reca in gita di piacere sul complesso roccioso di Hanging, dove tra l'afa silente e il sole immobile la tragedia profuma l’aria con toni pungenti. Tre ragazze e un’insegnante spariscono nel nulla e vane saranno le ricerche per ritrovarle, una tragedia misterica che sconvolge e guasta l’animo dei sopravvissuti. Al mistero l’autrice diede una spiegazione nel capitolo XVIII, che però venne scartato dalla Casa Editrice e venne pubblicato solo dopo la morte della Lindsay. La mancanza, per lungo tempo, di una risoluzione esplicita all’enigma ha fomentato la fantasia di molti, creando attorno alla storia un alone di “misterismo” inquietante e seducente.
Il film di Peter Weir riprende e amplifica queste atmosfere portando su schermo l’inquietudine, il vibrante e l’indefinibile demoniaco, caratterizzando così una narrazione che procede per suggestioni e stati d'animo angosciosi. Poi c’è stato Twin Peaks (e prima ancora l’incredibile e immortale Stalker d iAndrej Arsen’evič Tarkovskij ) che della suggestione ha fatto la propria chiave narrativa, e poi ancora, saltando saltando, siamo arrivati a quel famigerato Lost, che se da una parte è senza dubbio il prodotto televisivo più importante degli ultimi dieci anni dall'altra ha sostituito in dirittura d’arrivo il suggestionante con il didascalico perdendo il fascino che, senza il suo capitolo XVIII, sarebbe stato senza dubbio più duraturo nel tempo.
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