sabato 6 aprile 2013

Arizona Dream di Emir Kusturica (1992)


Un’ode al rifugio, al terribile e doloroso passaggio dall'età dell’innocenza all'età adulta (che non coincide affatto con l’età biologica, rimandabile persino all'ora fatale) e alla dimensione onirica che membrana placentare –preziosa e fragile – ci protegge (finché può) dalle orribili e desolate grinfie del reale. Ecco cos'è Arizona Dream – arrivato in Italia con il titolo Il valzer del pesce freccia – pellicola del regista jugoslavo, naturalizzato serbo, Emir Kusturica, vincitrice dell’Orso d’Argento a Berlino nel 1993. Arizona Dream è il debutto americano di Kusturica, che con attitudine scientemente Avant-Pop, dark, sexy e melanconica, sceglie di prelevare i materiali pop e luccicanti da manipolare nella sua storia dall'immaginario americano – la metropoli come rifugio, il sogno americano, la suburbia, il cinema e la provincia come territorio d’elezione del gotico – commistionandoli a un sentimento, uno spleen, uno sguardo che ha origini nel vecchio continente. Arizona Dream possiede i caratteri ereditari del realismo convenzionale ma li trasferisce in quella che Larry McCaffery chiamerebbe «trama lunare», sviluppata visivamente dal regista di Underground grazie a un cast che definire meraviglioso e in stato di grazia è riduttivo. Un cast in grado di abbassare il punto di vista all'infanzia nonostante, fra loro, non ci sia nemmeno un bambino: le espressioni buffe e malinconiche di Axel, nella recitazione assai fisica e mimica di Johnny Depp sono il manifesto del film, così come quelle del suo corrispettivo sul viale del tramonto: lo zio Leo, interpretato con magistrale ironia e dolorosa coscienza dall'immane Jerry Lewis; come non citare poi la splendida perfomance di Vincent Gallo, che con un divertente accento newyorkese interpreta Paul, outsider, «lunare» e fragilissimo nel suo desiderio di recitare; ancora, Faye Dunaway nei panni della vedova nera Elaine, che vediamo mutare forma e attraversare gli immaginari: da spregiudicata ereditiera a versione speculare dell’Alice di Carroll, sia per età sia per desiderio di ascesa al cielo; chiude il cast Lili Taylor, perfetta interprete della nevrotica e agghiacciante Grace, figliastra di Elaine.


Johnny Depp e Jerry Lewis sul set di Arizona Dream.
Kusturica si muove di frammento in frammento, di paesaggio in paesaggio posando lo sguardo sui diversi rifugi scelti dai suoi personaggi: la Grande Mela e la famiglia eschimese a caccia di halibut da Axel, il grande sogno americano - ormai lontano dall'ottimismo e dalla sicurezza che lo aveva generato - dello zio Leo che vuole raggiungere la luna su una pila di Cadillac, il cinema da Paul, il volo da Elaine e la reincarnazione in una tartaruga (qui inteso come simbolo di longevità e immortalità) da Grace. Mentre diventa chiaro che l’unico rifugio possibile è il territorio onirico - fosse anche un sogno d’amore carnale e fuori dalla convenzione - la realtà incipiente (o quel che ne rimane) preme sui personaggi, li accerchia in una danse macabre in mezzo alle distese di grano giallo dell’Arizona, li coglie infine nella più classica delle «notti buie e tempestose». 
Completano l’immaginario straniante, buffo e melanconico di Arizona Dream le musiche del compositore bosniaco Goran Bregović, tra cui spicca il tema In the death car cantato da Iggy Pop.


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