venerdì 22 febbraio 2013

David Lynch: Fictitious Anacin commercial (1967)


«Anacin is like Aspirin. I don't know what happened to Anacin». 
David Lynch.

Un setting da gotico americano, in aperta campagna, un fattore uscito dall'Antologia di Spoon River, interpretato da Jack Fisk, una musica tensiva e l'incursione kitsch di un prodotto salvifico ammantato di bianco. Sono questi gli ingredienti di uno dei corti sperimentali di David Lynch realizzati nel 1967 (siamo nel periodo di Absurd encounter with fear, che ha come protagonista sempre l’amico Jack Fisk), lo spot fittizio per l’Anacin, un analgesico oggi scomparso dal mercato: Fictitious Anacin commercial. Lo spot è un piccolo gioiello disturbante, che sottolinea una volta di più il legame di Lynch con l’immaginario culturale statunitense, con l’approccio automatico del surrealismo, la giustapposizione sperimentale e, ovviamente, la musica come catalizzatore emotivo.

Il corto è recuperabile nello sfizioso Mystery Disk del Lime Green Set, lo stesso che contiene Absurd encounter with fear e altre interessanti rarità. 

giovedì 21 febbraio 2013

Warm Bodies di Jonathan Levine (2013)


La distribuzione lo annunciava come il metadone per le orfanelle in crisi d'astinenza della Twilight Saga – cui dobbiamo l’abominevole normalizzazione del vampirismo con tanto di matrimonio e nascita di una paffuta pargoletta ariana – per cui scusate se avevamo riempito interi magazzini di ogni tipo di riserva.
#einvece Warm Bodies di Jonathan Levine, tratto dal cupissimo omonimo romanzo di Isaac Marion, si è rivelato delizioso e brillante. Il merito è sia di Levine, che contrappone il flusso di coscienza del giovane zombie R con il macilento esprimersi e muoversi propri della sua natura in decomposizione, sia di Nicholas Hoult (già amato nel primigenio Skins e in A single man) che caratterizza R, soprattutto nella prima parte della pellicola, attraverso un insieme di espressioni facciali e movenze, donando al pubblico dell’orrido genere young adult (etichettatori editoriali siate voi maledetti!) un personaggio adorabile, ironico, affatto bidimensionale, indi non irritante e purulento per il resto degli spettatori.
La descrizione della condizione degli zombie – ormai in schiacciante maggioranza sulla terra – fatta da Levine è assai arguta, con le affinità fra la condizione umana e zombie, declinate all'interno dell’aeroporto, non-luogo per eccellenza e perfetto paradigma delle relazioni umane. R è l’essere post apocalisse per eccellenza: macilento, slacker, capace di nutrirsi solo di carne umana (con particolare predilezione per le cervella, e i ricordi in esse contenuti), serafico sulla propria condizione e spinto al bisogno di accumulazione e collezione (l’aereo in cui vive è pieno di vinili di ottimo gusto, occhiali da sole e oggettistica varia).

sabato 2 febbraio 2013

Lampedusa di Rafael Argullol (2012)


Il mito coniugato nella geografia di una terra, permea ogni luogo, ogni individuo, ogni azione, ma resta il più delle volte celato agli occhi. Come in passato, occorre uno sguardo eletto per cogliere le sue continue manifestazioni nel reale, per riconoscerlo e, infine, farne parte. Possiede questo sguardo lo scrittore catalano Rafael Argullol Murgadas che con la sua «scrittura trasversale» - in grado di attraversare gli stili, i generi e i registri per riproporli in una pagina di narrativa che fa della ricerca del bello una delle sue massime prerogative – in Lampedusa (Lantana Editore) canta un’ode nei confronti della Sicilia, terra del mito ellenico, e di Lampedusa, isola aspra, selvaggia e premoderna.
Argullol ambienta il suo racconto nel 1937. Mentre il fascismo di Benito Mussolini rimane sullo sfondo, entrando nella vicenda sotto forma di fato solo alla fine, seguiamo il racconto orale (non potrebbe essere altrimenti) di Leonardo Carracci e del suo incontro con l’isola di Lampedusa. Il nostro, laureato in lettere antiche, si mette sulle tracce dell’identità ellenica dell’isola di Trinacria. Da Siracusa (tutt'oggi luogo eletto alla materializzazione del mito attraverso il suo teatro greco) ad Agrigento fino all'arrivo a Lampedusa, Leonardo si muove guidato dall'ossessione per Irene, donna fatale di senechiana memoria. Irene e la sua fisicità soggiogano Leonardo e lo guidano di visione in visione. Si tratta di una fantasmata che sceglie di manifestarsi nel reale per Leonardo, lo seduce danzando (come Salomè, altra donna fatale) ne le Baccanti, lo fa suo fra i templi di Agrigento, in una notte cupa e astratta dal reale.
Ossessionato dalla sua fantasmata, Leonardo giungerà a Lampedusa, perdendone le tracce e ritrovandosi finalmente all'interno del contesto mitico, fisico e sanguigno, che stava da tempo cercando. Mentre l’isola muta i connotati del giovane studioso facendone un eroe, il lettore non può che imparare a godere, pagina dopo pagina, dello stile di Argullol – reso in maniera certosina dalla traduttrice italiana Giulia Pasini (ringraziata dallo stesso autore che scrisse la prima stesura del romanzo proprio in italiano) – costruito su una preziosa ricerca lessicale e sull'evocativa ed elegante descrizione del protagonista e dei suoi moti dell’anima.
In definitiva Lampedusa è un meraviglioso racconto in grado di svelare come le radici del mito non siano inaridite, ma s’incarnino continuamente nel tempo, svelate e pronte ad accogliere chi è in grado di visualizzarne le manifestazioni e lasciarsi guidare da esse.