Leggere la Demolizione del Mammut
(Giulio Perrone Editore) primo romanzo (e primo volume della Trilogia dell'incertezza) di Giorgio Nisini, è come
osservare col fiato sospeso il tuffo di un atleta dall’alto della sua
piattaforma. L’attesa, la muta aspettativa e infine lo stupore che
ti lascia immobile di fronte alla riuscita dell’esercizio. Pagina dopo pagina, osserviamo curiosi lo svolgersi della vicenda,
cercando di prevedere le mosse dei personaggi per venire puntualmente smentiti con una buona dose
di sopresa.
Il protagonista (di cui non conosceremo mai il nome, ndr) de La demolizione del Mammut
è un rampante architetto a capo di una grande azienda di decostruzioni, convocato nella sua cittadina natale, l’immaginaria Varziale,
per portare a termine un grosso progetto: demolire un enorme ospedale –
il Mammut del titolo – in parte mai completato.
Qualcosa
però si nasconde tra le mura dell’edificio, nei corridoi
impregnati dall’odore di alcol e medicinali, dietro porte chiuse a
chiave, fra le corsie affollate da decine e decine di degenti con
altrettante storie da narrare. Il protagonista, l’antiarchitetto (come
viene definito dall’autore) ne è cosciente perché proprio in
quell’edificio è custodita la propria, dolorosa, memoria personale,
sepolta ma integra, pronta a deflagrare alla prima occasione.
Dal
suo arrivo a Varziale il Nostro verrà a contatto con una nutrita fauna
locale fatta di politici, addetti ai lavori e degenti, fra cui spiccano per bellezza e interesse
l’ingegnere Milli, personaggio di «almodovariana memoria» (Deidier),
malinconica e fluorescente nei suoi abiti spigolosi e colorati, una
donna legata al passato che porta su di sé il peso di un dolore
personale legato al Mammut. Inizialmente ostracizzata dal protagonista
l’ingegnere Milli si rivelerà essenziale per il disvelamento finale. Poi, Carlotta, la giovane volontaria che sembra vivere una seconda vita dopo un
misterioso incidente da cui è uscita con il volto irrimediabilmente sfregiato. Chi è Carlotta? È un angelo caduto ormai rassegnato o una coraggiosa vendicatrice? Molti i lati
bui che la contraddistinguono, illuminati solo nel finale, durante la
definitiva demolizione del Mammut.
Sempre elegante, con un raro rispetto per la lingua italiana,
la scrittura di Giorgio Nisini porta il lettore a sfiorare le superfici con la
propria mano, non importa che siano di materiale edile o vivo (e
malato) epitelio biologico, perchè la commistione fra le due nature è
dietro l’angolo. Che cos’è poi la demolizione se non il naturale
processo fisiologico del ricambio cellulare sulla superficie della
pelle?
Splendida la chiusura del romanzo: un salto, un volo, un tuffo perfetto e senza schizzi, una metafora che abbraccia l’incipit del racconto chiudendone il ciclo vitale.
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