sabato 19 aprile 2014

Dio se la caverà di Alan Poloni (2014)



«Vista dall’alto, l’immensa colata di cemento del Franti ricordava una esse squadrata che metteva in comunicazione i piedi della collina e la periferia della città. Era composto da tre grandi blocchi cubiformi messi in comunicazione da lunghi porticati: il blocco dei dormitori e del refettorio, il blocco scolastico e delle aule studio, e il blocco dei laboratori». Questa la grande unità di luogo, il paradigma narrativo e di confronto scelto dallo scrittore bergamasco Alan Poloni per il suo romanzo Dio se la caverà (pubblicato da NEO. Edizioni). È questo l’istituto correttivo Franti (immediato il riferimento a uno dei personaggi più amati di Cuore) che, al centro dell’intreccio, mette in comunicazione le diverse storie, solo apparentemente distanti fra loro, animanti l’ampia rappresentazione di Poloni. La dicotomia dentro/fuori è speculare a quella fra adulti e ragazzi. È delizioso come il lettore abbia la possibilità di muoversi con naturalezza fra i diversi punti di vista. Abbiamo quello abbassato all’età adolescenziale di Nic, Dave e gli altri ragazzi del Franti che si intreccia a quello degli adulti, Augusto il direttore del Franti, lo Zio e Klaus, lo scrittore fallito Antonio Timpano. Ognuno di questi porta nell’intreccio la propria realtà, il proprio contributo, dapprima dipanato poi strettamente legato a quello degli altri personaggi.
Alan Poloni rimette il personaggio al centro della narrazione e lo fa donando a ognuno di essi un ritmo peculiare che il lettore, pagina per pagina, impara a riconoscere e amare.

È estremamente poetico assistere al racconto delle vite dei due ragazzi, il dislessico Nic, che vede ignorato il proprio disturbo da genitori assenti e insegnati ottusi e beoti, e il piccolo «idiota» dostoevskiano Dave, animo dalla bellezza assoluta costretto a vivere – ovviamente incompreso - nella bruttura del reale. Ancora Klaus, l’imprenditore umanista che riapre una sala a luci rosse, come atto di amore e cultura insieme allo Zio, avvocato metallaro in costante rifiuto di crescere. Infine Augusto, il direttore del Franti, un uomo indeciso e fragile  ritrovatosi a rappresentare una visione del mondo totalmente diverso da sé e il patetico Antonio Timpano, scrittore ossessionato dalla fama e dal riconoscimento che solo una voce su Wikipedia può dare. 

Dio se la caverà è una lettura assai piacevole, una rappresentazione dell’umanità compita e lirica. Poloni non risparmia belle pagine e riferimenti alla migliore musica rock, dalle lezioni del professore di lettere Edoardo Yale, agli scatoloni aperti dallo Zio insieme al nipote. Scatoloni pieni di riviste metal che i due leggono riportando alla luce lo spirito giovanile (che tanta letteratura di allora rappresentò) del rock, della musica, delle fanzine, degli idoli assoluti e degli immaginari sposati con foga e rigore reverenziale dagli adolescenti italiani. A confronto con il buio e il silenzio – terribili perché non rappresentabili a parole – degli adolescenti di oggi, quell’inquietudine che riusciamo solo a scorgere nella mutua comprensione fra Nic e Ostilio, l’alunno più problematico del Franti. 

Meritano menzione le pagine finali, perfetta e naturale chiosa fatta di immagini bellissime  in grado di farci sentire subito la mancanza di tutti i personaggi, persino i comprimari, che ci hanno accompagnato fin lì.

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