Un
viaggio etereo, surreale, assai doloroso perché diretto e sincero, quello
costruito da Toni Alfano nella sua prima graphic
novel dal titolo metaforico Pompei. Già autore di tutte le
copertine di Neo. Edizioni, Alfano libera dalla campagna senese, dove vive e
lavora, un rosario di immagini che amplificano una narrazione allo stesso tempo
intima ed ecumenica, un racconto in cui ritrovarci tutti e che rivela la sua
natura nella metafora scelta da Alfano per il titolo, quella Pompei
«disintegrata dalla forza della natura, dissolta nella materia e consegnata al
mito senza tempo. Così come le nostre vite, le nostre relazioni, i nostri ruoli
sono solo frutto di identificazioni, illusioni, destinate a essere riassorbite
nella forza che le ha generate: un sogno».
Il tratto
di Toni Alfano, in Pompei, ha cinque
diverse materializzazioni per rappresentare cinque diversi passaggi del
percorso-racconto allestito. Lo fa attraverso l’uso del colore rosso, piuttosto
che del chiaroscuro, dell’illustrazione rimaneggiata e consegnata al lettore
come manifestazione simbolica di grande potenza visiva.
Nel primo
capitolo «Io non esisto» Alfano commistiona l’illustrazione orientale con la
propagandistica occidentale e il cartoon su un sostrato costituito
dall’immaginario europeo. Il primo passo è lapidare e distruggere l’illusione
della everyday life che ci ottunde i
sensi allontanandoci dai nostri reali desideri e aspettative. Nel secondo
capitolo «Transumanar Riorganizzar» Toni Alfano usa il tratto naïf che diventa
primo legame con la memoria, col ricordo, col tratto schizzato su una pagina di
taccuino di cui non siamo più in grado di ricordare la provenienza. Nel terzo
capitolo «Onironautica», i contrasti si fanno più netti e il tratto più
semplice, le immagini e le manifestazioni più oscure. Stiamo abbandonando le
sovrastrutture e le catene del reale, possiamo volare, correre verso i fantasmi
del passato e farci tremare le ginocchia, rivedere il volto della madre e
perderci in un amplesso surreale con l’ultima delle manifestazioni, alla fine
del tunnel più oscuro. Nel quarto capitolo «Zeppelin» ritorniamo al contesto
iniziale, torna il colore rosso che qui evidenzia figure cinesi, le
illustrazioni che si contorcono sulla pagina rivolgendosi direttamente al
lettore fino all’incontro finale tra la parte manifesta e la parte non
manifesta del sé, nell’ultimo capitolo «Molok. La sorgente».
Con Pompei, opera rivelatrice ed evocativa
il fumetto si dimostra una volta di più all’altezza della rappresentazione del
contemporaneo.
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