mercoledì 4 dicembre 2013

Prima che tu mi tradisca di Antonella Lattanzi (2013)

Il suo Devozione era stata una lettura viscerale, straziante per la capacità di porre il lettore di fronte a se stesso, di fronte al desiderare, quell’attitudine a darsi senza condizioni per qualcosa o per qualcuno. Un narrare già allora compiuto quello di Antonella Lattanzi, che oggi torna in una rappresentazione più ampia, maneggiata con sicurezza e capacità, in Prima che tu mi tradisca (Einaudi Stile Libero BIG).
Il romanzo è una lettura avvincente, dall’architettura complessa, godibilissima, ancora una volta in grado di rappresentare l’umano per quello che è: abile menzognero, teso nel desiderio, immerso nell’inconscio e mutabile.
Al centro della vicenda di Prima che tu mi tradisca c’è la famiglia, luogo, rete, labirinto umbratile e terrificante, codice, particella elementare di colpa e dolore. Gli interni asfittici e orribili (si pensi alla casa delle sorelle Del Sole che ricorda certe visioni di Mauro Bolognini), la sterilità dell’accudire tipica di Mamma Italia, l’odio deflagrante dopo il più ignavo dei silenzi.
Michela e Angela Junior (Angelagèi) Cipriani sono, nelle mani di Antonella Lattanzi, nuovo strumento per porre ancora una volta il lettore di fronte a se stesso, in un’esperienza di lettura unica, fatta di dolore, piacere e accondiscendenza. Michela, si scompone fra le pagine, è una creatura polimorfa, adolescente introversa in cerca della propria occasione, sorella col culo scomodo in famiglia, mefitica e macilenta giovane donna. La seconda, Angela Junior, è la sorella che vive dall’altra parte dello specchio, lontana, eterea, bellissima e cosciente, poi fragilissima e devota, ça va sans dire, nel senso lattanziano del termine. Le due sorelle Cipriani scrivono le proprie memorie dal sottosuolo prima in una Bari che è l’amato proscenio in cui si consuma la tragedia di più di una generazione - il bombardamento del ’43, il rogo del Petruzzelli, la Japigia feroce e fiabesca in cui diventare adulti – poi in una Roma sospesa, liquefatta e precaria.  Come in Devozione la prosa di Lattanzi si muove fra diversi registri, punti di vista e immaginari: la fiaba, la poesia, il gioco linguistico («nascondersi nel papà», «Angelajunior si annoiò della tristezza»), i dialoghi usati come strumento narrativo principe.
Lattanzi è oggi l’ultima delle scrittrici in grado di narrare il femminile. Il tradimento, la colpa, l’abbandono e la rincorsa del sogno d’amore che muovono le scelte di Angela Junior e Michela sono tutti elementi che fanno di Antonella Lattanzi l’unica capace di percorrere la via segnata da Aleramo e de Céspedes.

Muoversi fra i diversi piani temporali di Prima che tu mi tradisca assume presto l’aspetto di una ricerca, un esercizio mnemonico e cangiante in cui menzogna e realtà si diluiscono l’una nell’altra, con squarci di lucidità agghiaccianti e memorabili. Il tutto prima dell’imponente visione finale, (neanche a dirlo nel cuore di Bari) per l’ultimo confronto, shakespeariano e umorale, della famiglia Cipriani.  

2 commenti:

  1. Lo ammetto, non ho letto nemmeno "Devozione". Mi perdoni?
    No?
    E se mi autoflagellassi?
    Edddaiiiiiiii!!!! :P
    Prometto di rimediare!
    Ed ora, che in casa c'è profumo il profumo del dolce per questa sera, mi basterebbe avere anche solo un'oretta da dedicare a me stessa per sdraiarmi sul divano e leggere un libro. Mi basta questo per essere felice.

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    1. Saparunda, spero troverai modo di leggere i due romanzi di Antonella Lattanzi! Sono più che convinto li ameresti.

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