domenica 11 maggio 2014

The Fall di Tarsem Singh (2006)



Che cos’è The Fall?
Una magnifica ode al potere dell’affabulazione, una monumentale ricerca extra-geografica d’immaginari o un rosario di deflagrazioni policrome, simmetriche, kitsch, insomma un’immane opera d’arte su celluloide? L’opera seconda (dopo l’opalescente The Cell) dell’acclamato videomaker Tarsem Singh è tutto questo e molto di più. A vedere The Fall si rischia di cadere nel cineautismo del protagonista del romanzo di Steve Erickson Zeroville, in quello status di spasmodico desiderio di fotogrammi-feticci, d’immagini venerabili in cui diluirsi.
Tarsem ha impiegato più di quattro anni per realizzare la sua ricerca, la sua collezione di immagini e immaginari. Una ricerca che si è mossa da Bali alla villa di Adriano a Tivoli, dal Taj Mahal alla barriera corallina a forma di farfalla nelle Fiji, dall’isola di Sumatra a Praga e ancora, il Rajasthan, il giardino botanico di Buenos Aires, Istanbul e Parigi. Tutti luoghi in cui prende forma la fiaba – a metà fra Vladimir Propp e l’epica omerica – raccontata dall’infermo attore del cinema muto Roy Walker (un Lee Pace, in stato di grazia) alla piccola Alexandria (Catinca Untaru), piccola raccoglitrice di arance rumena con un braccio rotto. Entrambi i protagonisti sono degenti di un ospedale alla periferia di Los Angeles, durante gli anni Venti. È dall’incontro opportunistico fra i due che Tarsem muove per realizzare il suo folle e roboante capolavoro, in cui s’incontrano e si commistionano il misticismo orientale – come la meravigliosa danza balinese che indica il percorso da compiere ai sei eroi protagonisti – e l’amore per l’arte cinematografica (Roy è uno stuntman che ha subito una frattura a entrambe le gambe durante il salto da un ponte nella realizzazione di una scena).

The Fall è Il mago di Oz girato da Tarsem, in cui i personaggi della fiaba di Roy prendono le fattezze di tutte le persone che gravitano intorno all’ospedale: l’infermiera Evelyn è sorella Evelyn, l’uomo del ghiaccio diventa lo schiavo Otto Benga, l’amico di Roy con una gamba sola diviene l’esperto di fuochi italiano Luigi, il padre di Alexandria è il bandito blu, Roy stesso è il bandito rosso, Alexandria sua figlia, il raccoglitore di arance è il nobile indiano, il dottore della clinica è Alessandro Magno, l’inserviente diviene il naturalista Charles Darwin e l’anziano paziente con la dentiera che rassicura Alexandria sulle sue paure diviene il mistico.
Tarsem con The Fall conferma, dopo l’eccellente prova di The Cell, di essere un esteta sopraffino oltre che un sapiente videomaker (ha realizzato videoclip per R.E.M. Suzanne Vega, Vanessa Paradis e spot immortali e colti per Levi’s, Mercedes-Benz e Nike). Ne è esempio la splendida sequenza che racconta l’incidente e la successiva operazione di Alexandria: una giustapposizione automatica di immagini in stop-motion e inserti onirici. La sequenza è topica nella comprensione dell’approccio surrealista di Tarsem. Un approccio che si rivela unico e ideale nella rappresentazione delle angosce del “finito” Roy (mai nominate), e del desiderio immaginifico di Alexandria, materializzato nell’ultima, roboante, visione finale in cui la piccola riconosce il lavoro da stuntman di Roy in una serie di film di Buster Keaton e Charlie Chaplin. 
 

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