giovedì 26 luglio 2012

Un uomo solo di Christopher Isherwood (1964)


Diciamolo subito: la lettura di Un uomo solo è dolorosa e caustica. Quando il romanzo viene pubblicato è il 1964 e il suo autore, Christopher Isherwood, ha sessantatré anni, alle spalle una vita e una carriera di intellettuale esemplari. Dopo i tentativi di permeazione autobiografica del passato, Isherwood riesce nell’intento col racconto del cinquantenne George, professore di origini inglesi, insegnante alla Los Angeles University. È lui l’«uomo solo» del titolo, sopravvissuto alla morte del compagno Jim. In George confluiscono l’impegno politico e l’incisività espressiva di Isherwood. É topico in questo senso il monologo su alterità e odio razziale in cui sfocia la sua lezione in merito al romanzo di Aldous Huxley Dopo molte estati muore il cigno. Il testo di Huxley con il suo bouquet di personaggi sembra far da simulacro narrativo per quelli dello stesso romanzo di Isherwood (entrambi i romanzi sono ambientati in California e hanno un personaggio di origini inglesi, come i due autori). Se Huxley in Dopo molte estati muore il cigno volle riflettere sulla superficialità e sull’ossessione per la giovinezza della cultura americana, Isherwood si occupa – con una tale lucidità e amarezza da diventare esemplare – di identità, sia essa geografica piuttosto che sessuale, solitudine, condizione omosessuale, senescenza e desiderio.
Il lettore potrà sì avvertire ogni momento di dolore di George per la perdita di Jim ma gli sarà impossibile averne pietà perché la sincerità dell’uomo nell’esprimerlo - come nel descrivere se stesso, le sue pulsioni, i suoi atteggiamenti più piccati e antipatici – è totale. Si riscontra nel continuo confronto con gli altri: i vicini benpensanti, la brigata dei suoi studenti al college (che andrebbero letti come corrispettivi del personaggi del castello di Huxley) ma soprattutto l’amica di vecchia data Charlie e l’efebico Kenny. La prima è la «donna», l’unica che George abbia mai avuto e voluto nella sua vita (a parte la venefica Doris che provò tempo addietro a carpirgli Jim). Charlie, nonostante i tentativi di George di tenerla lontana dalla propria esistenza, è per lui madre e compagna, è l’unica che ha potuto salvarlo dal non-commiato con Jim (morto a chilometri di distanza per un incidente stradale), l’unica con cui può lasciarsi andare allo spleen per l’isola d’Albione, da cui entrambi provengono. Kenny Potter è invece la materializzazione del desiderio di George. Il dolore, infatti, non è mai riuscito a spegnere le sue pulsioni, ed ecco che seduto allo Starboard Side (dove anni prima aveva incontrato per la prima volta proprio Jim) riconosce Kenny, uno dei suoi studenti. Questi, spirito panico, lo condurrà in una folle corsa sulla spiaggia e poi fra le onde del mare, che avvolgono George e lo mostrano a se stesso per l’uomo che realmente è. A casa George incalzerà il ragazzo, lo porrà di fronte al dovere della sincerità, un testamento onirico prima di essere avvolto da un’ultima immagine, la risata argentina e ambigua di Kenny. Questa precede l’oblio e l’amara chiosa per voce ipotetica del narratore, con la quale si chiude la giornata e la vicenda di George, in un’ultima caustica espressione, decisamente à la Isherwood.

Un uomo solo è un romanzo che più dei precedenti pone l’autore de La violetta del Prater e Mr. Norris se ne va fra i migliori autori della letteratura americana contemporanea, finalmente non solo per lo stile icastico e sincero ma per la bellezza delle immagini e la forza e l’amarezza di una visione tutta sul viale del tramonto. 

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