Una Los Angeles dai colori fluo,
una vasta landa, arida, desolata, glitterata,
riempita solo di vuoto e morte. Insomma il luogo ideale dove ambientare
l’ultimo capitolo della Teenage Apocalypse Trilogy di Gregg Araki. L’apocalisse è deflagrata
in silenzio, come una scellerata natività si è consumata al freddo e al gelo,
di notte, in un capannone. All'umanità non resta che continuare a vivere in
attesa del «rapture» (già
annunciato da uno dei cartelli di Doom Generation), in cui essa ascenderà al cielo e Cristo tornerà sulla terra.
Una speranza consolatoria per un’umanità ormai condannata. Basta guardarsi
intorno. I connotati del reale sono mutati, distorti, le camere dei nostri
teenager sono delle vere e proprie installazioni situazioniste, modellate sulle
ossessioni, sulle paure e i desideri di coloro che le abitano. L’orrore
deflagra in silenzio mentre una sensazione millenaristica, sempre più
oppressiva sembra attanagliare tutti i protagonisti, anche quelli più
disinibiti come Lucifer, o le leggendarie mistress
Kozy e Kriss (Debi Mazar e Chiara Mastroianni). Siamo insomma in una «puntata
di Beverly Hills 90210 in acido» (come ha definito Nowhere
lo stesso Gregg Araki). Un luogo in cui nonostante la condanna – presente
sin dall'inizio della pellicola nelle parole di Dark (James Duval) – si vivono le prime cotte, le prime esperienze
sessuali, i primi goffi tentativi di approccio. Solo che qui si tratta di spanking con motociclisti violenti,
sesso orale con una pralina di cioccolato, pratiche BDSM con tanto di chiave in
inglese e violenza sessuale praticate dal teen idol di turno (avete mai visto
Baywatch?). Araki costruisce la pellicola esattamente come una puntata di un teen drama: gli eventi ripercorrono una
giornata, dalla colazione nella locale tavola calda - un «Peach Pit» che ha ritinteggiato
di nero le pareti diventando «The Hole», il luogo ideale per divorare una torta
con le amiche prima della seduta di vomito in bagno – fino ai giochi sotto ecstasy
(Ecstasy Generation è uno dei titoli
del film) per arrivare alla festa segreta, il Jujyfruit Party, in cui il meglio
della società postumana si ritrova sulle note di Trash dei Suede, per celebrare l’apocalisse in un’ultima
pantagruelica, sempre simbolica, cornucopia di sangue, orrore e violenza.
Nowhere: «una puntata di Beverly Hills 90210 in acido». |
Gregg Araki in Nowhere delinea i tratti dell’umanità post-apocalittica. Un’umanità
giovane, bellissima e assai sensuale. Il razzismo ariano del climax di Doom Generation è diventato qui pratica
sessuale BDSM incarnata da Kozy e Kriss, gli amplessi sperimentati del trio in
formazione con al centro Amy Blue qui diventano accelerati, distorti nelle urla
e nella giustapposizione rapidissima delle immagini, come nel sesso gemellare a
distanza di Shad (un nichilista e in stato di grazia Ryan Phillippe) e Alyssa. La
Los Angeles di Nowhere è un luogo in cui una banda di malviventi androgini
batte la città sotto il nome di Atari Gang, predicatori televisivi promettono
il paradiso catodico, dove i telegiornali continuano a riportare notizie
riguardano esperimenti alieni sui teenager. Nell'universo di Nowhere la telecamera di Dark non riesce
a cogliere gli eventi che si verificano sotto i suoi occhi (capacità narrativa
e catalogativa della camera ancora presente nel primo film della trilogia: Totally Fucked Up), un alieno da b-movie
va in giro per la città a rapire giovani teenager (ma risparmia con un
simpatico saluto lo stesso Dark), mentre la violenza diventa insostenibile e
iniziano a fioccare suicidi e omicidi come sotto l’effetto mesmerizzante di
chissà quale congiunzione astrale.
Araki è noto per fare di ogni
inquadratura una vera e propria opera d’arte, pensiamo per esempio all'incontro
per strada fra Dark e il dolce e sparuto Montgomery (che come Bowie ha gli
occhi di diverso colore) con la panchina cui è appoggiato che recita «GOD HELP
ME», Mel (Rachel True) e Dark nella stessa posizione in cui furono ritratti
John Lennon e Yoko Ono da Annie Leibovitz nella loro ultima foto insieme,
ancora tutte le inquadrature al Jujyfruit Party. La musica ha in Nowhere un rilievo narrativo
imprescindibile. Secondo la lezione mutuata da Kenneth Anger e John Waters,
essa co-narra gli eventi, li diluisce nella giusta dimensione rendendo, di
volta in volta, la visione del film un’esperienza allucinata, roboante,
sensuale e orrorifica.
Infine segnaliamo che la pellicola è
altresì nota per aver ospitato un insieme di attori, oggi affermati, allora
bellissimi e di grandi speranze come: Kathleen Robertson (che insieme a Rachel
True ha recitato in Beverly Hills 90210),
Christina Applegate (nel ruolo dell’intelligente e goffa Dingbat), Guillermo Diaz, i già citati Chiara Mastroianni e Ryan Phillippe, una giovanissima MenaSuvari, Heather Graham, Scott Caan. Appaiono poi in alcuni camei Denise
Richards, Traci Lords, Shannen Doherty (star di Beverly Hills 90210) e Rose McGowan (già protagonista di Doom Generation).
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