martedì 11 dicembre 2012

The Rocky Horror Picture Show di Jim Sharman (1975)


Stanno per cominciare le vacanze natalizie e ogni cinefilo che si rispetti ha in programma di rivedere per l'ennesima volta il cult assoluto The Rocky Horror Picture Show, pellicola di Jim Sharman tratta dalla fortunata pièce teatrale omonima di Richard O’Brien che nel film interpreta il maggiordomo Riff Raff. Come sappiamo, la pellicola ebbe una fortuna incredibile generando fenomeni massicci di fandom con proiezioni collettive nei cinema di tutto il mondo (soprattutto in prossimità di Halloween) dove gli spettatori costruivano veri e propri mini-cast truccandosi e vestendosi come i personaggi del film e recitando le battute insieme alla pellicola. Oggi, nell'era del web e dei social network la pellicola sembra vivere una nuova stagione di fortuna grazie a milioni di fan in tutto il mondo che si ritrovano su Twitter e Facebook per giocare con le battute del film, creare spin-off e parodie di ogni genere.
The Rocky Horror Picture Show è un vero invito a nozze per l’amante della cultura Avant-Pop, che qui si diverte a recuperare ogni citazione, ogni riferimento (anche periferico) presente nella scenografia, nel testo delle canzoni (solo nel brano introduttivo Science Fiction/Double Feature ce ne sono più di quaranta tra cinema, radio e letteratura) e persino nella locandina che riprende quella de Lo Squalo. Dall'austera coppia di American Gothic di Grant Wood (che ritroviamo prima personificati durante le scene iniziali poi riproposti più o meno velatamente durante tutto il film) per arrivare al salvagente del Titanic, dall'antenna della RKO (scalata da Rocky come l’Empire State Building in King Kong) a La creazione di Adamo di Michelangelo e, ovviamente, la Gioconda (allegoria di genere per eccellenza). In più il delirio visivo della pellicola rimanda continuamente ai genere più popolari: la science fiction e il gotico, il pulp e il picaresco.
Il castello dello scienziato Frank-N-Furter (Tim Curry) è una minuziosa allegoria dissacrante che smonta pezzo per pezzo le credenze della cultura conservatrice - perfettamente incarnate nella coppia Janet Weiss/Brad Majors - invertendo continuamente intenzioni, costumi, attitudini e desideri fino al delirio finale rigorosamente on stage.
Peccato solo che i sottotitoli in lingua italiana risultino spesso assurdi e improponibili, anticipando in maniera incredibile eventi “rivelati” solo nella seconda parte della pellicola.

Siete pronti a indossare la divisa da cameriera di Magenta (Patricia Quinn) o la gobba di Riff Raff, i reggicalze e i tacchi di Frank-N-Furter piuttosto che gli occhiali nerdish di Brad (Barry Bostwick) o la gonnellina da educanda di Janet (Susan Sarandon)?

Bene: Let’s do the time warp again!

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