Candyland: si stabiliscono i rapporti di forza. |
È interessante come gli equilibri di forza realizzati
nel dialogo, la potenza dell’informazione, della parola e il gioco verbale
siano centrali nello svolgimento e nella risoluzione del film. A colpire
davvero in Django Unchained è la
stupefacente e tensiva sciarada dialogica messa in atto dai personaggi, in
particolare dall'eccezionale Dr King Schultz – immigrato tedesco, ex medico e
cacciatore di taglie, stomacato dallo schiavismo – interpretato magistralmente da
Christoph Waltz (che dopo il
colonnello Hans Landa, aspettavamo in un ruolo dalla parte dei buoni), e dal
mefistofelico proprietario terriero Calvin J. Candie, interpretato dal sempre
più amato Leonardo DiCaprio (che ritroveremo ne IlGrande Gatsby di Baz Luhrmann). La violenza, il sangue (quello schizzo che
cambiò il cinema negli anni Novanta), sono emanazioni e conseguenza del vero
scontro, che in Django Unchained è
tutto verbale, in particolar modo a tavola, durante la cena a Candyland -
introdotta da una sequenza gotica ed evocativa sulle note della meravigliosa Ancora qui scritta da Ennio Morricone ed
Elisa (che la interpreta) – fra Schultz, Candle, Django e l’orribile e
demoniaco schiavo Stephen (un Samuel L. Jackson da brividi).
La matrice blaxploitation,
la rappresentazione “altra” della storia, il buddy movie, la fiaba proppiana, una regia magistrale e
inappuntabile, un cast in stato di grazia (in cui spicca la bellissima Kerry Washington), tutto concorre a fare di Django
Unchained un grande capolavoro, divertente, popolare e generatore di
mitologia. Un film esaltato – come sempre avviene nelle prove di Tarantino – da
una straordinaria colonna sonora, che oltre al Django di Bacalov e Rocky Roberts e il tema di Morricone ed Elisa,
propone la splendida e funky Freedom di Anthony
Hamilton ed Elayna Boynton, l’ultra hype
di Who did that to you? Di John
Legend e il mash up Unchained in cui
si incontrano James Brown e Tupac Shakur.
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