giovedì 2 maggio 2013

Tutto a posto e niente in ordine di Lina Wertmüller (2012)



«Ma che signora, io sono una regista!». (Lina Wertmüller)


È successo di nuovo. Per la seconda volta – dopo l’esperienza con Shock - mi capita fra le mani un’autobiografia scritta da uno dei miei cineasti preferiti che si rivela essere anche un eccellente scrittore. Iniziamo subito col dire che questa volta si tratta di una donna – e che donna! – la straordinaria Arcangela Felice Assunta Wertmüller von Elgg Spanol von Braueich, nota al pubblico con il nome di Lina Wertmüller. La conquista, come sempre avviene con le sue produzioni, arriva già dal titolo: Tutto a posto e niente in ordine. Vita di una regista di buonumore (Mondadori). Titolo che introduce il lettore nell'universo vitale e intraprendente di una dei più grandi registi italiani. Grazie alle pagine di questo volume ci si renderà presto conto che c'è stata un'Italia colta e vitale, spregiudicata e di grande talento, capace di comunicare - senza pregiudizio alcuno o sovrastrutture - sia con la provincia più chiusa che con la scena europea e internazionale. Un manipolo di scrittori, artisti, registi e attori che hanno creato e vissuto di bellezza, in un'epoca in cui, appunto, «tutto era a posto e niente in ordine».
Se i primi capitoli presentano un allure fumettistica, irriverente e, lasciatemelo dire, esemplare nella narrazione delle origini dei Werdmüller e delle prime avventure scolastiche della nostra Lina, i successivi raccontano della determinazione con cui la regista di Mimì metallurgico ferito nell’onore si dedicò al teatro, in un roboante e meraviglioso affresco che era il mondo dello spettacolo: Guido Salvini, Andreina Pagnani, Lelio Luttazzi,  il “sadico” Visconti,  una giovane Monica Vitti diva ante-litteram, il sodalizio amicale di Giorgio De Lullo e Romolo Valli, l’esperienza della rivista con Garinei e  Giovannini. Ognuna di queste storie, incontrate e vissute dalla giovane Lina «topolino da palcoscenico» Wertmüller possiedono il duplice valore di elemento formativo e prezioso racconto in grado di conquistare una volta di più il lettore.
Lina, Enrico Job e la figlia Maucì*.
Lina Wertmüller fa sua la leggerezza calviniana nel tracciare uno dei più onesti e bei ritratti di Federico Fellini e del suo attore feticcio Marcello Mastroianni, e poi via, su, verso un percorso artistico felice e straordinario. Dall'esperienza nella provincia “altra” de I basilischi fino al sodalizio con la coppia Mariangela Melato e Giancarlo Giannini e oltre, senza dimenticare i lavori nell’opera, la storica messa in scena di Amore e magia nella cucina di mammà, un’incursione nella musica con una certa Luna di Shanghai, l’America, i produttori, gli amici tutti. Dal capitolo Ciak. Finalmente si gira in poi Tutto a posto e niente in ordine si conforma come il racconto di una ricerca, quella di una proposta che è chiara alla donna «dietro gli occhiali bianchi» e dell’incredibile forza necessaria a materializzarla sullo schermo, in un ruolo fino allora di solo appannaggio maschile. È stupendo, non solo per chi ama i film di Lina Wertmüller, scoprire l’affollata galleria di personalità che l’hanno affiancata nella realizzazione della sua visione «grottesca» e immortale.
L’autobiografia di Lina Wertmüller può essere letta anche come una stupenda dichiarazione d’amore, dichiarazione fatta dalla Nostra all’amore della sua vita, a quello «studente di Praga» che diverrà suo marito e che influenzerà l’estetica dei suoi film, rendendoli preziose e indimenticabili visioni, amate in tutto il mondo: Enrico Job.

Aggiungere di più sarebbe un delitto per chi ha voglia di scoprire ognuna delle storie che Lina racconta in questo volume. Storie di palco, di set, di vita per l’arte e i mille progetti ancora da realizzare e che qui Lina Wertmüller anticipa facendoci venire l’acquolina in bocca… ne vedremo ancora delle belle da questa «ragazza romana che ne ha fatte di tutti i colori.». Pim Pum Pam!

*L'immagine è tratta dal delizioso apparato iconografico presente in Tutto a posto e niente in ordine.

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