domenica 2 novembre 2014

Giovani ribelli - Kill Your Darlings di John Krokidas (2013)


È una storia che abbiamo letto più di una volta. Una storia che in tutte le sue incarnazioni, siano esse letterarie, saggistiche o documentarie, conserva il suo fascino oscuro e tagliente. In primis per la natura del suo protagonista: quel Lucien Carr, la cui vicenda farà da motore alle energie coagulate a New York, poi esplose in modi e luoghi diversi come beat generation.
A quella storia – che abbiamo amato leggere nel progetto narrativo a quattro mani di Jack Kerouac e William S. Burroughs E gli ippopotami si sono lessati nelle loro vasche – è tornato il giovane e talentuoso regista John Krokidas, newyorkese di origini greche, che dopo aver completato gli studi a Yale e alla New York University (dove ha seguito il leggendario University's Graduate Film Program) ha girato due cortometraggi – Shame no more e Slo-Mo - pluripremiati in tutto il mondo. Krokidas co-scrive e dirige Giovani ribelli - Kill your darlings realizzando uno dei ritratti più moderni e felici dei principali autori della beat generation nel momento in cui si raccolgono per la prima volta a New York, intorno alla Columbia University.

Krokidas focalizza l’attenzione sul rapporto tra Allen Ginsberg e Lucien Carr, sulle origini dell’autore di Urlo, dal rapporto con i genitori alla consapevolezza della propria sessualità, passando per il confronto con il canone letterario, la scrittura automatica e ovviamente le droghe e la psichedelia come chiave per il raggiungimento di nuove frontiere creative. Il grande punto di forza di Giovani ribelli – Kill your darlings è la capacità di cogliere anche gli aspetti più sottili, le sfumature, i tratti impalpabili delle personalità in divenire dei suoi protagonisti. Dall’Allen Ginsberg di Daniel Radcliffe - in cui riconosciamo già quelle che saranno le caratteristiche più amate dell’autore di Kaddish: la sincerità, il talento poetico, il rifiuto di vivere e agire nell’ombra - al Lucien Carr di Dane DeHaan, terribile, tormentato e seducente, pericoloso manipolatore. E ancora il delicato e vinto Kammerer di Michael C. Hall, un giovanissimo Kerouac in cui recuperare le sfumature più delicate della sua personalità (la bisessualità vissuta come fiume carsico, il vitalismo), la meravigliosa Elizabeth Olsen nei panni di Edie Parker e il William S. Burroughs di Ben Foster, ironico, divertente ed elegante, autore in pectore nella scrittura automatica. A Burroughs Krokidas affida la capacità di riconoscere il cambiamento in atto e in qualche modo presagire ciò che avverrà.
Tra incursioni notturne, manifestazioni surreali ottenute tramite le droghe e l’amplificazione sensoriale, rottura col canone (Walt Whitman e Henry Miller), tensione sessuale e ricerca identitaria, si consuma la tragedia del Riverside Park. Krokidas ci offre qui una sequenza magnifica e corale che risolve le linee narrative di ogni personaggio sulle parole dell’ode di Shelley per la morte di Keats, prima di uno sguardo sulle vicende (per alcuni soprattutto giudiziarie) che porteranno  Ginsberg a lavorare sulla prima stesura di The Bloodsong (pubblicato grazie al lavoro di James Grauerholz che già si occupò degli Ippopotami) e tutti i protagonisti sulla strada che sarà definita beat.

In definitiva Giovani ribelli – Kill your darlings rappresenta uno degli sguardi più freschi e fedeli della prima coagulazione beat, considerata tale pure da James Grauerholz che nella sua postfazione a E gli ippopotami si sono lessati nelle loro vasche cita il film di Krokidas come una delle migliori rappresentazioni degli eventi. 

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