È una
storia che abbiamo letto più di una volta. Una storia che in tutte le sue
incarnazioni, siano esse letterarie, saggistiche o documentarie, conserva il
suo fascino oscuro e tagliente. In primis
per la natura del suo protagonista: quel Lucien Carr, la cui vicenda farà da motore alle energie coagulate a New York, poi
esplose in modi e luoghi diversi come beat
generation.
A quella
storia – che abbiamo amato leggere nel progetto narrativo a quattro mani di
Jack Kerouac e William S. Burroughs E gli ippopotami si sono lessati nelle loro vasche – è tornato il giovane e talentuoso
regista John Krokidas, newyorkese di
origini greche, che dopo aver completato gli studi a Yale e alla New York
University (dove ha seguito il leggendario University's Graduate Film Program)
ha girato due cortometraggi – Shame no more e Slo-Mo - pluripremiati in
tutto il mondo. Krokidas co-scrive e dirige Giovani ribelli - Kill your darlings realizzando uno dei ritratti più moderni e felici dei
principali autori della beat generation
nel momento in cui si raccolgono per la prima volta a New York, intorno alla Columbia
University.
Krokidas
focalizza l’attenzione sul rapporto tra Allen
Ginsberg e Lucien Carr, sulle
origini dell’autore di Urlo, dal
rapporto con i genitori alla consapevolezza della propria sessualità, passando
per il confronto con il canone letterario, la scrittura automatica e ovviamente
le droghe e la psichedelia come chiave per il raggiungimento di nuove frontiere
creative. Il grande punto di forza di Giovani
ribelli – Kill your darlings è la capacità di cogliere anche gli aspetti
più sottili, le sfumature, i tratti impalpabili delle personalità in divenire
dei suoi protagonisti. Dall’Allen Ginsberg di Daniel Radcliffe - in cui riconosciamo già quelle che saranno le
caratteristiche più amate dell’autore di Kaddish:
la sincerità, il talento poetico, il rifiuto di vivere e agire nell’ombra - al
Lucien Carr di Dane DeHaan, terribile,
tormentato e seducente, pericoloso manipolatore. E ancora il delicato e vinto
Kammerer di Michael C. Hall, un giovanissimo Kerouac in cui recuperare le
sfumature più delicate della sua personalità (la bisessualità vissuta come
fiume carsico, il vitalismo), la meravigliosa Elizabeth Olsen nei panni di Edie
Parker e il William S. Burroughs di Ben Foster, ironico, divertente ed elegante,
autore in pectore nella scrittura
automatica. A Burroughs Krokidas affida la capacità di riconoscere il
cambiamento in atto e in qualche modo presagire ciò che avverrà.
Tra incursioni
notturne, manifestazioni surreali ottenute tramite le droghe e l’amplificazione
sensoriale, rottura col canone (Walt Whitman e Henry Miller), tensione sessuale
e ricerca identitaria, si consuma la tragedia del Riverside Park. Krokidas ci offre
qui una sequenza magnifica e corale che risolve le linee narrative di ogni
personaggio sulle parole dell’ode di Shelley per la morte di Keats, prima di
uno sguardo sulle vicende (per alcuni soprattutto giudiziarie) che porteranno
Ginsberg a lavorare sulla prima stesura di The Bloodsong (pubblicato grazie al lavoro di James Grauerholz che già si occupò degli Ippopotami) e tutti i protagonisti sulla strada che sarà definita beat.
In
definitiva Giovani ribelli – Kill your
darlings rappresenta uno degli sguardi più freschi e fedeli della prima coagulazione
beat, considerata tale pure da James
Grauerholz che nella sua postfazione a E
gli ippopotami si sono lessati nelle loro vasche cita il film di Krokidas
come una delle migliori rappresentazioni degli eventi.
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