venerdì 14 dicembre 2012

Desperate Housewives: la quarta stagione (2007/2008)


La quarta stagione di Desperate Housewives sarà sicuramente ricordata come la serie della redenzione (ma a caro prezzo), il dolore e lo sconforto saturarono l’aria di Wisteria Lane molto presto e le geografie emotive delle protagoniste (già profondamente provate) subirono importanti cambiamenti.
Gabirelle Solis arrivò talmente vicino ai torni del noir da rimanerne quasi irrimediabilmente segnata, Susan Mayer fece per la prima volta i conti con una piena vita familiare (non si dice poi che il matrimonio sia la tomba dell’amore?) rischiando di finire più di una volta sul proverbiale “orlo di una crisi di nervi”, ampio spazio (e ne siamo davvero felici) venne dato al personaggio di Lynette Scavo (una sempre più brava Felicity Huffman) narrata nei rapporti con la sua famiglia originaria e con la sua nuova amica, la vicina dal cuore d’oro Karen McCluskey (Kathryn Joosten, che da qui in poi avrà lo spazio che si merita).
Dalla quarta stagione non ne escono bene invece i maschietti della serie, bistrattati, traditi (non l’avevamo già sentita?), quasi uccisi e malmenati nelle più disparate occasioni. Sempre più accessori, come l’immancabile filo di perle, filo di trucco e filo di tacco, dovranno arrendersi all'evidente influenza delle compagne sulle più importanti questioni della propria everyday life e non. Spicca sempre e comunque su tutti la verve comica di Kyle McLachlan, brillante e gradevole nel ruolo di Orson Odge, marito di Bree.
Questa stagione a causa dello sciopero degli sceneggiatori la serie vide i suoi episodi ridursi da i canonici 23/24 a 17 ma non sembra averne sofferto poi molto, considerato che il mistero di quest’anno, riguardante la nuova, amatissima casalinga Katherine Mayfair (Dana Delany) si dipana con il giusto ritmo all'interno della trama, amalgamandosi perfettamente con le altre storie del quartiere. Sembra quasi di essere tornati ai tempi della torbida storia di Mary Alice della prima stagione, abbiamo infatti un’adolescente all'oscuro del suo passato con contorno di genitori dissimulatori e senza scrupoli. Il tema della violenza domestica è, purtroppo, appena accennato. Avremmo forse preferito un maggiore approfondimento delle motivazioni dei personaggi, abbozzati nei flashback e un po’ statici nella rappresentazione contemporanea.

Mattatrice assoluta di qquesta stagione è Bree Van DeerKamp (o dovremmo dire camp?), impegnata a conservare il suo ruolo di regina del tovagliato e delle buone maniere messo pericolosamente a repentaglio dalla stessa Catherine, fermamente decisa a dimostrare la sua maestria nell'arte dell’intrattenimento. Da questo incontro-scontro tra regine nascerà, neanche a dirlo, un’amicizia profonda e sincera che risolverà con grande impatto emozionale gli eventi assai cruenti del finale di stagione. Sempre piacevole osservare la vita casalinga di Gabrielle e Carlos, (qui in un’inedita versione disabile) tra cani guida gelosi e amicizie al limite del legale. Susan, interpretata da una sempre più scheletrica ma pettoruta Teri Hatcher, è invece alle prese con la maternità ma delude sui toni da commedia che l’hanno contraddistinta fino a oggi. Di contro viene molto valorizzato il rapporto matrigna-figliastra tra la convalescente Lynette e la piccola e deliziosa sociopatica Kayla, decisa a mettere in pericolo quei beoni rossicci dei fratellastri pur di avere un po’ di attenzione da parte del padre. Di contro assai deludente l’inutile Mike Delfino, monoespressivo e snervante.

Gli ultimi minuti della puntata finale poi sorprendono anticipando la quinta stagione che venne ambientata ben cinque anni nel futuro. Questa è però, come si dice, un'altra storia.

Per la quarta stagione il leggendario fotografo e videomaker David LaChapelle torna a dirigere il promo per la serie:


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