martedì 3 gennaio 2012

Dune di David Lynch (1984)

Laddove anche Alejandro Jodorowsky aveva naufragato è riuscito invece il giovane e promettente David Lynch, che scelto dal produttore Dino De Laurentis e avvalendosi di un lungo periodo preparatorio per costumi, scenografie ed effetti speciali, ha potuto portare sul grande schermo (prima di altri e più modesti progetti televisivi) il romanzo di culto Dune di Frank Herbert. Nonostante non abbia avuto il successo sperato, Dune è ricco di suggestioni e  mostra una nuova prova della carica immaginifica dello sguardo lynchiano. Allontanandosi dal sottotesto politico del romanzo (forse l’unico neo della riduzione di Lynch), la pellicola risolve molte complicazioni narrative con soluzioni particolari e spesso iconiche. Ne sono un esempio i lunghi monologhi interiori dei protagonisti, che nella pellicola trovano voce negli intermezzi fra i dialoghi aumentando suspense e straniamento. Succede così in particolare nel racconto della formazione di Paul Atreides  (Kyle McLachlan) fra i Fremen di Arrakis (il ventoso e desolato Dune del titolo). 

Se Jodorowsky avrebbe voluto nientemeno che Salvador Dalì nel ruolo dell’imperatore, Lynch decide di approfondire l’istanza surrealista aprendo, di tanto in tanto, a meravigliose sequenze oniriche. Esempi di questa tendenza sono la genesi dei vermi di Arrakis (in una sorta di riproposizione del concepimento uterino) e le molte simbologie che richiamano la cultura egizia (la mano, le ali, l’acqua come simbolo femminile, la narrazione per immagini). Lynch inoltre gioca con materiali culturali di ogni tipo, utilizzandoli trasversalmente. È così che la Reverenda Madre Bene Gesserit ricorda un dipinto del seicento e gli scudi utilizzati dai personaggi della casa Atreides richiamano nello stesso momento il cubismo e  i fumetti. Non manca il riferimento all'organico e al putrescente tipico dell’estetica lynchiana (ricordiamo che la prova precedente è stata The Elephant Man): dalle orribili piaghe di Vladimir Harkonnen alle agghiaccianti prove che la Reverenda Madre Bene Gesserit riserva a Paul e a sua madre Jessica, e ancora le enormi fauci dei vermi di Arrakis. In definitiva una pellicola essenziale per comprendere le istanze del cinema di David Lynch e l’influenza sulla cultura popolare di una saga complessa e ricca di suggestioni come quella di Frank Herbert.

2 commenti:

  1. E' un film che non rivedo da una vita. Onestamente ai tempi non mi aveva fatto impazzire, ma forse mi aspettavo un film diverso ed in effetti tutto si può dire di Dune tranne che sia un film per adolescenti! :) Penso che presto o tardi gli riserverò una visione un pò più matura...

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  2. Paolo sì, concedi una seconda possibilità a Dune, è una pellicola complessa, con soluzioni incredibili se si pensa in che condizioni ha dovuto lavorare Lynch per realizzarla (mancanza della giusta attrezzatura, inferenza dei produttori).
    La ritengo una pellicola interessante e assai evocativa.

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