giovedì 26 gennaio 2012

Il demone sotto la pelle di David Cronenberg (1975)

Il commento di Cristiana Danila Formetta in merito al film di David Cronenberg Il demone sotto la pelle nella sua sintesi è perfettamente calzante «folle, delirante, erotico, il corpo come una vergine da violare». La metafora dell’isolamento elaborata con l’introduzione all'unità di luogo del condominio autosufficiente L’arca di Noè si completa con la sua materializzazione corporea attraverso il virus in grado di proliferare e muoversi alla periferia del corpo, “sotto la pelle”. Esso scivola e profana lentamente carni e inibizioni, portando alla frustrazione (cult il frammento in cui Nicholas Tudors dialoga con il suo ospite sottopelle per farlo uscire) e poi alla follia intesa come liberazione panica da tutti i freni inibitori. Provoca una libido centuplicata, esponenziale, finalmente libera di esprimersi nell'asettica quotidianità del condominio. La visione di Cronenberg è chiara e lisergica: la profanazione esterno/interno si compie prima nell’apertura del ventre della giovane naiade Susan Petrie (sventrata con ancora indosso la divisa scolastica) poi - in tutta la sua carica immaginifica - nella vasca da bagno in cui langue Betts (una Barbara Steele in versione dark lady catatonica) che attratta dall’amica e vicina di casa dovrà subire l’ingresso del virus per poter liberare tutta la propria carica sessuale.

Tanti i riferimenti filosofici, da quelli più pop e immediati come il nome dello scienziato che ha elaborato il virus in laboratorio Emil Hobbes a quelli più narrativi ed eleganti come il monologo dell’infermiera Forsythe (una spigolosissima Lynn Lowry) che richiama il Doppio sogno schnitzelriano e neanche a dirlo la psicoanalisi di Sigmund Freud. La sintesi tra eros e thanatos (e il riferimento carico di affetto a George A. Romero) si completa nel finale agghiacciante in cui una sorta di battesimo dell'Es chiude ogni possibilità di limitazione alla diffusione del virus. Il fallimento della visione isolazionista e conservatrice è chiaro e la diffusione ecumenica del virus comincia all'alba, quando il rassicurante rullo continuo della everyday life riprende il suo corso come tutte le mattine, solo apparentemente indisturbato.

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