mercoledì 11 gennaio 2012

Fuoco cammina con me di David Lynch (1992)


Fuoco cammina con me è un oggetto cinematografico caotico e tendente alla perfezione. Molti dettagli paratestuali risultano dissonanti: l’uscita del film dopo un anno e più dalla fine della serie I segreti di Twin Peaks (della quale si presenta come prequel), i tagli dovuti a una maggiore commercializzazione della pellicola, la riluttanza di Kyle McLachlan e Lara Flynn Boyle a partecipare al progetto. Questi strani incidenti non hanno impedito alla pellicola di ottenere il consenso che merita (anche se arrivato anni dopo la sua uscita), rivalutata prima dai catecumeni della serie (affamati di ogni fotogramma presente o assente dalla versione finale), poi da tutti gli amanti del cinema di David Lynch, i quali oggi riconoscono la pellicola come organica all'opera complessiva del regista di Velluto blu. Tanto più che Lynch non ha lesinato scelte stilistiche, riferimenti a più di un universo socio-culturale - dalla rappresentazione straniata della neighborness, alla realtà giovanile, passando per il crimine di provincia - e il suo ormai rinomato giocare con i generi, utile alla costruzione di un immaginario ready-made che (ri)sorge dalle ceneri della cultura pop.

Da Cannes in poi differenti letture di Fuoco cammina con me sono state avanzate e molto si è scritto, dal post-femminismo della “martire” Laura, alle scelte formali di Lynch (con analisi pedissequa e perciò inutile della sequenza della morte di Laura nel vagone del treno), passando per la discussione sulla risoluzione degli eventi, giudicata troppo “salvifica” rispetto al finale con cliffhanger della serie.
Io preferisco una lettura di Fuoco cammina con me che si focalizzi sull'interno familiare, sui volti piagati di Ray Wise e Grace Zabriskie, interpreti dei genitori di Laura, sul suono assordante delle stoviglie a tavola, sulle pareti della sala da pranzo oppressive sin dal colore della tappezzeria, e ancora le urla e l’illuminazione della scala che porta alla zona notte di casa Palmer. Sapete una cosa? Potrebbe solo trattarsi di feticismo.
Credo sia necessario spostare (ancora una volta) l’attenzione dalla cornucopia pulp (l’orgia a casa di Jacques, l'uccisione di Laura) e dallo squarcio del “velo di Maya” del finale, per godere di una visione simile al puntinismo, d’insieme, che dia originali e diverse suggestioni in ogni spettatore.

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