Carnivàle (2003-2005) mette in scena l'annosa e bidimensionale lotta fra bene e male ambientandone le battaglie durante quella Grande Depressione che gettò nella polvere il Sogno Americano. Il contesto di una crisi, lo sappiamo, è caratterizzato da una violenta messa in discussione delle certezze e delle verità assolute, esso diventa terreno fertile - giocoforza il concetto di premio/pena - per il famelico e agghiacciante fanatismo religioso. Tutto ciò è rielaborato con attitudine surrealista in
Carnivàle. Non è un caso che l’antagonista dell'ignaro e razionale
Ben Hawkins (
Nick Stahl) sia il prete metodista
Justin Crowe (interpretato da un possente
Clancy Brown), incarnazione imperfetta di un Dio biblico, vendicativo e violento. Attorno ai due protagonisti si muove una nutrita fauna di
freaks ed
Esp dalle intenzioni indecifrabili che arricchisce lo scenario patinato e polveroso del circo (altro
topoi classico di certa fiction letteraria e cinematografica che ci piace tanto), regalando allo spettatore deliziosi momenti di suspense, comicità e delirio.
Se la prima stagione è per Carnivàle l’Antico Testamento - con tanto di profeti e profezie, viaggi e rivelazioni, deserti di sale, terre promesse e alberi infuocati - la seconda (e purtroppo ultima) stagione rappresenta il Nuovo Testamento.
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Ben Hawkins al circo |
Ben Hawkins nei primi dodici episodi che compongono la prima stagione scopre la propria sovrannaturale genealogia in modo da poter affrontare cosciente - attraverso un sottile e ben strutturato gioco di riferimenti e flashback - il proprio mefistofelico antagonista: il prete della Chiesa Metodista Justin Crowe. Si creeranno due fazioni: da una parte la nutrita cerchia di
freaks del circo, dall'altra la comunità di invasati e bifolchi riunitisi a Nuova Canaan, la comunità fondata da padre Justin, ormai assunto allo status di messia mediatico, coccolato da giornali, radio e non a caso, dalla politica. Gli eventi si snodano con equilibro e metodo deliziando lo spettatore con imperdibili soste nei territori dell’orrore più allucinato, riferimenti alla futura guerra nucleare (Ben e padre Justin nelle loro visioni sono ossessionati dal fungo atomico) e alla disastrosa situazione politico-economica dell’America degli anni Trenta.
Escono arricchiti dagli ultimi dodici episodi anche i personaggi comprimari: la famiglia di Felix “Stumpy” Dreifuss e della burrosa moglie Rita Sue (una giunonica Cynthia Ettinger stupenda e carnale nel suo sdrucito omaggio a Mae West), Jonesy (salvato e redento da Ben) e la neo mogliettina Libby, poi Ruthie, Gabriel e Lila, la donna barbuta amante del defunto sciamano Lodz. Dalla parte della tenebra è sempre un piacere ritrovare l'agghiacciante sorella di Padre Justin Crowe,
Iris (
Amy Madigan), che si rivelerà essenziale per la risoluzione degli eventi e ancora Norman il reverendo colpito da una strana forma di ictus dopo aver scoperto la vera identità di padre Justin. Come non citare infine la piccola
Sophie (
Clea DuVall) che scampata all'incendio appiccato dalla madre Apollonia cadrà, quasi senza accorgersene, tra le bracia del male.
Purtroppo la season finale lascia l'opera incompiuta, vanificando il lavoro certosino fatto sulla costruzione della mitologia di Carnivàle. Essa apre nuove piste ed enigmi che disgraziatamente rimarranno insoluti per sempre.
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