Il genio di Sam Raimi è celebrato per molte cose. Principalmente
per la trilogia “altra” de La Casa (Evil Dead), ancora oggi al centro di incredibili
dibattiti nella nutrita schiera di appassionati, poi per la trilogia di Spider-man, amata da grandi e piccini,
ma c’è una delle sue pellicole che merita altrettanto entusiasmo e questa
pellicola è Darkman, un autentico capolavoro con radici che si innestano
equamente nella cultura pop e nella letteratura.
Darkman,
scritto e girato fra il secondo e il terzo film de La Casa, possiede l’attitudine a realizzare una nuova attrazione di
quel grande Luna Park cinematografico che è la filmografia di Sam Raimi, ma c’è
dell’altro, il film dimostra anche un equilibrio impeccabile nelle suggestioni,
nei temi, nella realizzazione formale e nella scelta degli attori. In Darkman c’è il gotico di Mary Shelley
come prototipo della science fiction,
c’è l’attitudine comics e roboante
che ci entusiasma sempre, la flânerie
di Benjamin (interpretata sul finale da Bruce Campbelll!), «I semi del male» e
la tragedia shakespeariana. Tutto ciò fluisce, perfettamente dosato come in uno
degli alambicchi del protagonista Peyton
Westlake (Liam Neeson), per essere distillato dal genio di Raimi in una
visione che consegna all'immaginario pop uno dei personaggi più interessanti della
cinematografia contemporanea.
Darkman è
il più felice esempio di una delle principali caratteristiche del talento di
Raimi: quella di creare, personaggi, situazioni, gag, persino stacchi (si pensi
a quello che vede Julie cambiare d’abito e di scena traslandosi al cimitero
dopo la “morte” di Peyton) in grado di imprimersi nell’ormai satura memoria
dello spettatore e di rimanerci. Il processo, questa volta, è aiutato dalla presenza
di due attori di smisurato talento quali Liam Neeson e Frances McDormand (un
ulteriore legame con i fratelli Coen, dopo il loro intervento durante il
montaggio de La Casa e l’influenza
reciproca nel recupero della slapstick
comedy). Mentre Neeson da “volti” (il plurale è d’uopo) a Peyton, nella sua
evoluzione e nello sbocciare dei bad
seeds (che qui hanno origine biologica, specificatamente spinotalamica),
McDormand è la frizzante Julie, avvocato alla scoperta di un legame criminale
fra il magnate Louis Strack Jr. e la malavita.
Recuperiamo quindi Peyton, all'interno del suo
laboratorio, nella sintesi di un’epidermide artificiale, passando per la
trasformazione cruenta in Darkman, godiamoci ognuno degli step della vendetta
nei confronti dei malavitosi al soldo del mellifluo Durant, fino allo scontro
finale ambientato su un grattacielo in costruzione (niente di meglio per
simulare situazioni da Luna Park tanto care a Raimi) e al finale aperto che
anticipa quelle che saranno le future esperienze di Sam Raimi nel cine-comic.
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