martedì 20 marzo 2012

La mosca di David Cronenberg (1986)


David Cronenberg – dopo la parentesi kinghiana de La zona morta – torna a lavorare sulla poetica della «nuova carne» con La mosca. A questo punto il regista canadese ha definito il suo immaginario, allo stesso tempo dark e sexy, organico e mutante. La sua si conferma un’articolata riflessione sulla visione, su ciò che è possibile o meno percepire con l’occhio. Egli commistiona, attraverso tecniche biologico-cinematografiche, la sua riflessione sulla percezione visiva con i meccanismi d’intenzionalità e decisione, d’influenza e possibilità di scelta da parte dell’individuo e dell’umanità.
Cronenberg sceglie qui di lavorare al remake di un film di fantascienza del 1958 The Fly (conosciuto in Italia con il titolo L’esperimento del dottor K.) interpretato da Vincent Price. In realtà il remake è solo un pretesto per scarnificare la storia e riadattarla alle esigenze della sua poetica. I modelli sono qui riconoscibili: Frankenstein, o il moderno Prometeo di Mary Shelley, Edgar Allan Poe ma soprattutto l’H.P. Lovecraft dei racconti. Seth Brundle (interpretato da Jeff Goldblum) è uno scienziato dedito al suo lavoro, solitario, spinto dal desiderio di superare i limiti non solo dell’umano (come gli scienziati di Lovecraft, ossessionati dalla morte e dalle forme di oltre-vita) ma del reale tutto. Brundle vuole che la sua visione diventi modello di evoluzione per la società (iconica l'immagine di Brundle con in braccio un babbuino). Durante la sua mutazione (quando si ritrova a possedere forza e resistenza fuori dal comune) non rinuncerà a travisare le istanze positive della sua invenzione dichiarando di voler realizzare individui in grado di superare la finitezza umana.
Per Cronenberg mutazione vuol dire fusione. Lo abbiamo visto soprattutto nel finale apocalittico di Scanners, dove viene generato un nuovo individuo-sintesi dai due fratelli telepati, ma anche ne Il demone sotto la pelle e Rabid. Sete di sangue dove la mutazione era provocata dall’ingresso di un organismo estraneo nel corpo umano. Il concetto è ancora una volta centrale anche ne La mosca.

David Cronenberg gioca con la creatura del suo film
Brundle ha realizzato nel suo loft in periferia delle capsule per il teletrasporto (due uova nere, metalliche, che si schiudono al comando di un terminale computerizzato) con le quali è capace di trasportare da un punto a un altro oggetti inanimati (non organici, direbbero i chimici). Della scoperta viene a conoscenza la giornalista Veronica Quaife (Geena Davis) che affascinata dal lavoro di Brundle ne diverrà l’amante. Brundle, programmatore del computer che si occupa del teletrasporto, scopre grazie a Veronica di non essere riuscito a teletrasportare la carne perché non ha inserito le istruzioni su come «amare la carne» (ritroviamo qui il sogno-utopia del transumaneismo). Solo dopo averlo fatto il computer riesce a teletrasportare da una capsula all’altra un babbuino e poi lo stesso Brundle. In quest’ultima operazione però qualcosa è andato storto. Il tegumento meccanico dell’uovo-capsula è stato violato e con Seth Brundle nella capsula è entrata anche una mosca. Il risultato è la creazione di un individuo nato dalla fusione biologico-molecolare di entrambi gli organismi. Fusione che si verifica gradualmente, Seth Brundle durante il decorso la definisce «un cancro», un organismo che cresce e si sviluppa all’interno di sé provocando devastanti mutazioni nel corpo e nella mente (come il cancro provocato dal segnale Videodrome). Brundle stesso ne prende coscienza, la sua identità è minata dalla presenza del genoma del dittero e non gli rimane che avvertire Veronica: la brutalità animale sta diventando prevalente.

Nel melodrammatico finale, ancora una volta i ruoli e le scelte vengono ribaltati. Come accade spesso nel cinema di Cronenberg non tutto ciò che vediamo è veritiero. Un’operazione che demistifica continuamente (mettendo in guardia lo spettatore, allenandolo a una interpretazione critica della visione) i connotati di personaggi e vicende. È bene notare come la creatura Brundle-mosca prima del doloroso finale compia l’ultima fusione possibile: quella fra organico e macchina. Da qui in poi il cinema di Cronenberg indagherà le possibilità di separazione, sdoppiamento, riconoscimento. Dal successivo Inseparabili fino a M. Butterfly.


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