martedì 6 marzo 2012

Meno di zero di Bret Easton Ellis (1985)


L’intertestualità ha sempre avuto una grande importanza nell’Opera narrativa di Bret Easton Ellis. Molti dei suoi personaggi – secondo la logica dell'intercambiabilità degli individui – si affacciano da una storia all’altra per mostrare nuove – a volte molto sottili – caratteristiche della propria esistenza. Non sfugge a questa logica nemmeno Clay il protagonista di Meno di zero - primo romanzo di Bret Easton Ellis – che ritroveremo in Le regole dell’attrazione dove viene descritto dai protagonisti Lauren, Paul e Sean come il «ragazzo di L.A.» sempre in bermuda e occhiali da sole.
In Meno di zero (titolo da un brano cult di Elvis Costello) Clay torna da Camden a Los Angeles dove riallaccia i rapporti con la fidanzata storica Blair e con la nutrita fauna di amici – abbronzati, sconvolti e bellissimi – lasciati ad arrostire sulle spiagge della California. Tra di essi spicca Julian, il miglior amico di Clay, (su cui è incentrata la riduzione cinematografica scult del romanzo con Robert Downey Jr.) costretto a prostituirsi per pagarsi le anelate dosi di eroina.
 Bret Easton Ellis mette qui in scena quello che Sontag ha teorizzato nel suo saggio Davanti al dolore degli altri, gli appetiti visivi degli amici di Clay e Blair sono infatti sintomatici di un’esistenza attutita e atrofizzata nel confronto col dolore. Solo i due protagonisti rimangono sconvolti dall’atteggiamento degli amici intenti a trasmettere uno snuff movie durante un party o a osservare e fotografare la loro amica Muriel - anoressica in riabilitazione - mentre si inietta l’eroina nel braccio piangendo, o ancora davanti alla processione per guardare il cadavere di una dodicenne nuda sul letto di Rip. L’obnubilazione (che impedisce a Clay di riconoscere pure le sorelle minori), la sdrucita ed elegante afasia che rende i corpi dei giovani protagonisti così desiderabili è un effetto estremizzante. In Meno di zero siamo appunto all’estremo: Clay, Blair, Julian, Rip, Alana e gli altri possiedono tutto, vanno a letto con chiunque e censurano i propri desideri a favore di una superficie rassicurante e attraente. La superficie, materia prima del Minimalismo di Ellis, non è ancora una Vergine di Norimberga in cui costringere la propria natura come in American Psycho o Glamorama, è ancora una scelta, una coperta di Linus cangiante con cui affrontare l’orrore – che qui è sempre altro da sé, un miraggio nel deserto, come il non luogo Palm Springs – fino all'eventuale salvezza finale (che già si perderà nel paragrafo conclusivo amputato de Le regole dell’attrazione): lasciare Los Angeles sperando di non tornarci mai più.


Sarà poi davvero così?
No. Bret Easton Ellis – dopo la parentesi metanarrativa di Lunar Park – è tornato a raccontare la storia di Clay e Blair a più di vent’anni di distanza in un nuovo romanzo in Imperial Bedrooms. Titolo preso da un altro brano cult di Elvis Costello…

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