Benvenuti
a Grosse Pointe, Michigan, dove la comunità ha costruito una zona suburbana
serena, pacifica e immobile nel tentativo di lenire gli orrori (forse sepolti
troppo in fretta) della guerra. Siamo negli anni Settanta e questo microcosmo
chiuso, fissato sotto la fiamma di un sole sempre orizzontale e radente, è per gli
abitanti più giovani un perimetro soffocato da perbenismo e minimalismo morale.
Lo scrittore e vincitore del premio Pulitzer Jeffrey Eugenides ambienta qui una delle storie più iconiche e
meglio riuscite della narrativa americana contemporanea: Le Vergini Suicide.
La storia
è narrata da un gruppo di ragazzi catalizzati e incredibilmente attratti dalla
casa della famiglia Lisbon, che campeggia al centro del chiacchiericcio e degli
sguardi scrutatori di tutta la comunità. Qui si consuma, narrata dai ragazzi alla
ricerca delle sue ragioni, la tragedia delle cinque figlie dei Lisbon: Cecilia
di tredici anni, Lux di quattordici, Bonnie di quindici, Mary di sedici e
Therese di diciassette. Mentre si avvicendano le stagioni l’aura di perfezione
e perbenismo della città inizia a incrinarsi col consumarsi della tragedia
delle cinque sorelle fino al finale mefitico, in cui la corruzione della casa
dei Lisbon diviene il segno di un inarrestabile processo di degrado del
fittizio sogno americano.
In Le vergini suicide Jeffrey Eugenides
riprende stilemi e caratteristiche del grande romanzo americano e, manipolandole
attraverso nuove e fresche intuizioni formali, realizza un’opera in grado di
raccontare la contemporaneità e il grande tradimento del benessere postbellico.
La casa dei Lisbon è l’ultima di una serie di dimore atipiche, ammantate di orrore,
ignoto e pazzia della letteratura americana. È il motore immaginifico che muove
l’attenzione dei giovani protagonisti, nel volerne disvelare i misteri e
comprendere le dinamiche che la rendono oggetto di paura e disagio, così come
la casa dei Radley de Il buio oltre la
siepe o l’inquietante castello in rovina di Peyton Place o, ancora, la Casa Marsten di Salem's Lot. Collocando sia il punto di vista sia l’oggetto di
attenzione nello spettro dell’adolescenza (le sorelle Lisbon, insieme, lo
coprono per intero) Eugenides mette in scena la cieca repressione sessuale, che
trova il suo habitat naturale nella famiglia tradizionale, in grado di
immobilizzare le protagoniste, annientandole in una morsa sempre più stretta e
letale.
Meritano
attenzione tutti i passaggi del romanzo che hanno a che fare con l’organico e
il fisiologico, odori, umori e sapori provenienti dal corpo umano rendono
l’idea di un microcosmo vivo e pulsante, un vero e proprio streaming sanguigno sotto l’epidermide protettiva del tegumento
suburbano. A sua volta quest’ultimo è affollato da insetti, formiche e
soprattutto crisope che a nugoli ricoprono il quartiere come una coltre di cenere
(in una delle soluzioni visive più felici), le foglie degli alberi, persino i
parassiti che attaccano gli olmi secolari. Per la comunità suburbana, tutto ciò
è oggetto di annientamento – come le pulsioni sessuali degli adolescenti –
questa rimuove ossessivamente ogni traccia di movimento biologico, raccoglie e
brucia le foglie in un rituale pagano di repressione, abbatte gli olmi secolari
per impedire (senza risultato) la diffusione dei parassiti, elimina i corpi
delle crisope da finestre e automobili.
Il
desiderio ossessivo di recuperare tutte le prove e ricostruire gli eventi che
hanno portato alla tragedia, il voler penetrare i segreti delle mura di casa
Lisbon sono il tentativo, impossibile con armi semplici come il desiderio
sessuale, di raggiungere la libertà al di fuori del microcosmo suburbano. A
rendere Le vergini suicide una delle
opere che meglio descrive la crisi della contemporaneità (il romanzo sarà
definito «Il Giovane Holden degli
anni Novanta») è la complessità inafferrabile delle sorelle Lisbon – le loro
individualità diluite in un’unità inscindibile e impalpabile - imprigionate
dalla violenta ossessione familiare, indagate con la lente dello psicologismo,
trasfigurate dalla cronaca nera, idealizzate nel sogno d’amore adolescenziale
ma mai lontanamente sfiorate nella loro reale natura.
Da questo romanzo Sofia Coppola trarrà ispirazione per il suo primo lungometraggio Il Giardino delle vergini suicide, paradigma principe del cimema indipendente uscito nel 1999.
Da questo romanzo Sofia Coppola trarrà ispirazione per il suo primo lungometraggio Il Giardino delle vergini suicide, paradigma principe del cimema indipendente uscito nel 1999.
amore totale per questo libro!
RispondiEliminaMarco, l'ho amato anch'io, e molto! Pur avendolo finito da due settimane ne sono ancora totalmente ossessionato.
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