lunedì 20 febbraio 2012

Industrial Symphony No. 1 di David Lynch (1990)


Conosciamo tutti l’amore che David Lynch prova per la musica. Essa è elemento imprescindibile delle sue produzioni cinematografiche e seriali (Mulholland drive, Twin Peaks) nonché linguaggio attraverso cui sperimentare: dal videoclip alla produzione di dischi fino alla realizzazione in prima persona di un album: Crazy Clown Time. Oggi recuperiamo la felice incursione nel teatro musicale compiuta da Lynch nel 1989. La BAM, Brooklyn Academy of Music che organizzava il New Music America Festival – una manifestazione dedicata al teatro musicale sperimentale – chiese a David Lynch e al compositore Angelo Badalamenti di realizzare una performance della durata di circa quarantacinque minuti per aprire la manifestazione il 10 novembre 1989 all’Opera House di Brooklyn.
Lynch e Badalamenti si misero immediatamente all’opera e nonostante i tempi di realizzazione assai risicati riuscirono a creare Industrial Symphony n. 1: The dream of the Broken Harted (Sinfonia industriale n.1: Il sogno della donna dal cuore spezzato). Lynch si occupò dei testi, del setting e scrisse parte delle musiche, Julee Cruise, la cantante-icona dell’immaginario lynchiano, fu scelta come interprete principale.


La performance si apre con un filmato in cui un uomo e una donna (Laura Dern e Nicolas Cage, i protagonisti di Cuore Selvaggio) parlano al telefono. L’uomo dice alla donna che è costretto a lasciarla nonostante la ami. Lei scoppia in lacrime prima poco prima della fine del breve contributo video. Il palco si apre allora su uno scenario post-industriale e para-militare: vi troviamo delle strutture che ricordano le architetture tecniche dei primi anni del Novecento, aerei militari sul fondale, una carcassa di automobile e un ciocco di legno posto su due piedistalli. Siamo nel sogno della donna dal cuore spezzato, dove assisteremo a materializzazioni oniriche, alle battaglie immaginifiche ed ectoplasmatiche delle istanze intrapsichiche della donna. Qui l’Es, l’Io e il Super Ego daranno corso e sfogo al suo dolore mutando continuamente i connotati del sogno. Quello che Lynch e Badalamenti rinominano come «Io sognante» è impersonato da Julee Cruise che vestita come una liceale degli anni Cinquanta per il ballo di fine anno canta brani che hanno come tema la perdita dell’amore e il dolore. È suo il compito di elaborare e mediare la consapevolezza della donna dal cuore spezzato nei riguardi del trauma appena sofferto. Si alterna a lei sul set onirico un nano (Michael J. Anderson, vestito di rosso come in Twin Peaks) che prima sega il tronco al centro della scena, azione che simula il tentativo di rimozione del trauma da parte del Super Ego (attraverso cui secondo la teoria freudiana s’interiorizza lo schema bene/male). Il risveglio di un demone rosso (simile a un enorme cervo scuoiato) sconvolge sia il racconto musicale dell’Io-sognante che l’operazione di rimozione da parte del nano (che tenta esorcizzare il mostro illuminandolo con un faro). La demoniaca presenza scatena uno sconvolgimento nel set onirico: luci elettriche che vanno a intermittenza (uno stilema tipico dell’immaginario lynchiano che qui rappresenta la variazione di energia psichica), urla, l’arrivo di alcune figure in tuta da lavoro e passamontagna. Sono tutte manifestazioni improvvise dell’Es che contiene le spinte aggressive e autodistruttive, nonché l’energia psichica di tipo sessuale (incarnata anche dalla ballerina nuda che avvinta si muove sulla scena).

Il climax Avant-Pop della rappresentazione è sul finale: l’Io-sognante è scoperto dalle figure in tuta da lavoro nel bagagliaio dell’automobile. La Cruise qui, ancora abbigliata come una liceale degli anni Cinquanta al ballo, canta uno dei suoi successi Rockin’ back inside my heart, alla sua destra due comparse vestite allo stesso modo ballano aggraziate sulle note del brano, a sinistra una fila di ballerine da avanspettacolo felliniano ne seguono il ritmo. Intanto una telecamera a circuito chiuso la riprende trasmettendone l’immagine a un televisore posto sul proscenio in un primissimo piano assai perturbante.
Chiude la performance una pioggia di bambolotti con il volto bruciato, granate emozionali che raccontano di una maternità negata e di un ritorno all’infanzia come rifugio impossibile da realizzare.

Industrial Symphony n. 1 è uscito in videocassetta nel 1990 con il montaggio originale di David Lynch, oggi è possibile trovarlo nel meraviglioso cofanetto The Lime Green Set.

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