lunedì 2 aprile 2012

Devozione di Antonella Lattanzi: tre note a margine

Ripropongo di seguito il post dedicato al romanzo maieutico Devozione di Antonella Lattanzi scritto nel giugno 2010 per il blog collettivo MilanoRomaTrani:

1. Devozioni. L’idea che rende Devozione (Einaudi Stile Libero Big) un’opera complessa e in qualche modo iconica è la scelta intima e assai perigliosa di portare sulla pagina uno degli aspetti più pericolosi e bui della natura umana e non una didascalica rappresentazione dell’universo – per troppo tempo appiattito a luogo comune – dei soli eroinomani. Antonella Lattanzi fa della sua protagonista Nikita/Vera una preziosa chiave di volta narrativa in grado di rappresentare lo straziante e pericolosissimo desiderio che attanaglia ognuno di noi nei confronti di qualcosa, molto spesso di qualcuno. La Devozione del titolo si materializza pagina dopo pagina nelle parole, nelle intenzioni e nelle scelte di Nikita aprendo il lettore alla presa di coscienza della propria, di devozione, in un processo capace di rivelarsi lancinante e sconvolgente. Le forme di devozione di Nikita ci sono immediatamente familiari: il trabocchetto mentale, la menzogna a se stessi, la naturale assunzione della propria immutabile natura nonché il desiderio fortissimo (e per questo puro) di cambiamento, fanno già parte della vita quotidiana di tutti noi. Già, Nikita ha scelto l’eroina (solo l’arrivo alla prima pera meriterebbe una trattazione critica a sé) ma la sua Devozione, la vera consacrazione a cui ha scelto di votarsi è Pablo, il ragazzo calabrese al suo fianco dalla prima pagina del romanzo. Bisognerebbe sottolineare ogni espressione, ogni paragrafo che per voce sola di Nikita esprime la condizione di desiderio puro e vocazione nei confronti dell’amato: ci troveremmo di fronte alla migliore rappresentazione contemporanea dell’idea di devozione, il cuore pulsante e livido del romanzo, ciò che lo rende prezioso e vicino al lettore.
2. Nikita. Nel romanzo la narrazione muove dalla prima persona per innalzarsi, in alcuni brani, a rappresentazione aerea, fancy e squisitamente letteraria in grado di tornare poi con naturalezza dietro lo sguardo e le labbra della protagonista. Nikita è una scrittrice (lasciamo la sorpresa metanarrativa dell’argomento del suo primo romanzo a chi ancora non ha letto Devozione), una figlia (magistrale il ritorno a casa, in Puglia, nel finale), una sorella, un’amante, un’amica. L’eroina ne ha scarnificato il corpo piagandone con lunghe bruciature le braccia, ricoprendone il tegumento di una patina di morte e fetore come in un racconto di Edgar Allan Poe. Il corpo di Nikita diventa per il lettore un vero e proprio feticcio: ne conoscerà le vene ballerine in grado di mettere al tappetto la più pragmatica delle infermiere, le mani sempre pronte a intervenire in ausilio dell’amato Pablo, persino gli umori più intimi dai dolorosi flashback. Anche la lingua e le modalità espressive di Nikita meritano un cenno (auspichiamo in questo senso una ricerca approfondita, possibilmente accademica): le espressioni che usa a una prima lettura possono essere assimilate come vicine all’italiano parlato (con espressioni dialettali, anche nel calabrese Pablo, tutte da contestualizzare) ma a ben vedere esse vengono sempre impreziosite da una metafora, da una citazione più o meno evidente o da un gioco linguistico (spesso fiabesco) in grado di rappresentare Nikita per quello che è ed è stata sin da piccola: un’avida lettrice e un’aspirante scrittrice.

Antonella Lattanzi
3. Biologia. Lontano dagli stilemi del passato (ma in grado di dialogare continuamente con loro) Devozione propone un viaggio particolareggiato nell’universo dell’eroina, della dipendenza e della rete di azioni, luoghi e individui che costruiscono uno spaccato realistico tutto da recuperare grazie al certosino lavoro di ricerca di Antonella Lattanzi. Nikita e Pablo sanno come muoversi per assecondare la propria dipendenza, c’è in loro coscienza e cultura della droga dalla sequela di gesti per farsi al migliore sert a cui rivolgersi (il Ser.T è il sevizio per le tossicodipendenze n.d.r.). I due giovani amanti conoscono effetti, norme igieniche, accorgimenti e un buon numero di escamotage sociali (imprescindibili in questo senso il brano che racconta la sortita in farmacia di Nikita per comprare le “spade”, le siringhe adatte a iniettarsi la roba). Lo spauracchio di Nikita si chiama epatite c, malattia debilitante infingarda e silente in grado di spalancare le porte al tumore, la sua delizia metadone, proposto come terapia contro le sindromi di astinenza, in realtà capace di generare una maggiore dipendenza.

Il brano migliore a rappresentare l’istanza biologico-sanitaria di Devozione è quello in cui Nikita ritira in ospedale i risultati dell’HCV RIBA test leggendo il referto come parlasse con l’amicamante Clara:

«Università di roma la sapienza di- partimento malattie infettive e tropicali (tropicali Cla’!) nome paziente vera de marco data di nascita 00/00/0000 (io invece sono nata, te lo giuro, Cla’!) emocromo completo vedi allegato glicemia azotemia creatinina uricemia colinesterasi trigliceridi got/ast gpt/alt gamma-gt (questi sono, Cla’, l’epatite!) bilirubina totale bilirubina diretta (queste sono, me lo ricordo, ce le aveva mia cugina, che se si alzano diventi gialla!) proteine totali, albumina, protidrogramma, ehm protidodramma uff protidogramma el. Siero (e che è. El Siero, un messicano?, Ti ho detto di passare avanti, Nikita. Ti ho detto che ti avviso io, dài) vedi allegato tempo di tromboplastina parziale ratio tempo di tromboplastina totale sec. fibrinogeno ck ldh alfa amilasemia sodiemia potassiemia cloremia (Clara mia) sideremia igg iga igm. Sierologia, virologia e biologia molecolare vedi allegato e c’è un asterisco accanto.

Fermati dice Clara. È qui? È qui. E dove sono i risultati? Nell’allegato. Ci sono tre allegati.Aprili. Sono chiusi con la spillatrice. È per la privacy. Aspetta, allora. Non aprire. Madonna, Clara. Stai calma li apriamo fuori. Okay. E per il resto? Manca l’alfafeto. E che cos’è un bambino extraterrestre?»

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