di Lorenzo Peroni
Torna in
scena Filippo Timi con il suo Don Giovanni, in scena
fino al 9 marzo a Milano, al Teatro Franco Parenti dove ormai è
di casa.
Mantenendo l’intreccio del Don Giovanni di Mozart con il libretto di Da Ponte, Filippo Timi ha realizzato una reinvenzione totale del personaggio e del narrato creando un macrocosmo completamente nuovo, scrivendo uno spettacolo incredibilmente brillante e convincente, alla Timi.
Un Don Giovanni che, come dice l’autore stesso “non ne può più di questa fame insaziabile e dell’accumulo della conquista: è faticoso non riuscire ad essere mai soddisfatti“; bulimico quindi, tanto quanto la messa in scena dello show, un personaggio contemporaneo e disfunzionale, come quelli che, per esempio, popolano il nuovo l’umanesimo di Jason Reitman (Juno e Young Adult).
Lo spettacolo inizia con un tentativo di suicidio da parte del protagonista dilaniato da due tendenze: essere un uomo ed essere un mito -un’idea- allo stesso tempo.
Un questo un universo creato dall’unione di molti generi e forme, un barocco contemporaneo lisergico ed abbagliante con momenti musicali che spaziano da Ridi Pagliaccio ai Queen. Le proiezioni tra gli atti di video virali presi da youtube (I have a bad case of diarrhea o Part of your world dalla Sirenetta Disney, ma in giapponese) portano il mito del Don Giovanni nella contemporaneità del 2.0.
Mantenendo l’intreccio del Don Giovanni di Mozart con il libretto di Da Ponte, Filippo Timi ha realizzato una reinvenzione totale del personaggio e del narrato creando un macrocosmo completamente nuovo, scrivendo uno spettacolo incredibilmente brillante e convincente, alla Timi.
Un Don Giovanni che, come dice l’autore stesso “non ne può più di questa fame insaziabile e dell’accumulo della conquista: è faticoso non riuscire ad essere mai soddisfatti“; bulimico quindi, tanto quanto la messa in scena dello show, un personaggio contemporaneo e disfunzionale, come quelli che, per esempio, popolano il nuovo l’umanesimo di Jason Reitman (Juno e Young Adult).
Lo spettacolo inizia con un tentativo di suicidio da parte del protagonista dilaniato da due tendenze: essere un uomo ed essere un mito -un’idea- allo stesso tempo.
Un questo un universo creato dall’unione di molti generi e forme, un barocco contemporaneo lisergico ed abbagliante con momenti musicali che spaziano da Ridi Pagliaccio ai Queen. Le proiezioni tra gli atti di video virali presi da youtube (I have a bad case of diarrhea o Part of your world dalla Sirenetta Disney, ma in giapponese) portano il mito del Don Giovanni nella contemporaneità del 2.0.
In questo Don Giovanni contemporaneo arde il desiderio
di bruciare, non riuscendo però mai a bruciare veramente, è una frustrazione
reiterata, come in un gorgo inarrestabile che sembra riportarlo sempre allo
stesso punto una corsa disperata alla ricerca di una via d’uscita da un cul de
sac fluorescente e abbagliante: impossibile non credergli o ancora meglio non
desiderare credergli. E poi, ovviamente, le sue donne e i suoi amori. Donna
Elvira è il passato, sedotta e abbandonata già a inizio spettacolo, è l’amore
che ritorna a chiedere il pegno di una promessa fatta e procrastinata
all’infinito, l’amore che si concede e viene rifiutato. Donna Anna è invece la
sadica incarnazione dell’amore ingannatore, violento e prevaricatore, è il
sentimento che libera da un vecchio incubo e rende la donna libera di scendere
verso un incubo ancora più cosciente, è l’amore compulsivo, immediato,
sbagliato per definizione: disfunzionale. Zerlina, interpretata in maniera
irresistibile da Marina Rocco, è l’ingenua (?!) e ruspante contadinella che
rappresenta l’estemporaneo, la dialettica della seduzione nel divenire, è
l’amore invidioso, il desiderio di rubare la donna al marito, un mezzo per
ritrovare quella purezza semplice e disincantata di sposare la figlia del
farmacista: una rincorsa verso l’illusione di una redenzione bucolica. E poi i
servi, istrionici e civettuoli, che tengono banco con i lori battibecchi e i
loro sotterfugi diabolici… Perché in fine c’è sempre il diavolo che ci mette lo
zampino, si sa. Ogni personaggio è caratterizzato in maniera dinamica e
compiuta, c’è in loro un forte scollamento dal concetto classico di maschera
-di tipo- per mettere in scena dei personaggi che crescono, cambiano, spinti da
moti chiari e raccontati con forza e convinzione.
Timi è
letteralmente un animale da palcoscenico, fisico ed empatico col pubblico che
non può fare a meno di adorarlo e di farsi risucchiare nel suo mondo chiassoso
e disturbato: è come cadere nella tana del Bianconiglio; comicità e gran
baccano per uno spettacolo fracassone che si fa potente divertissement
avant-pop.
Con il suo Don
Giovanni, Filippo Timi, conferma quindi nuovamente il suo talento vitale: un
mese di tutto esaurito in attesa del suono nuovo spettacolo, Skianto, in
scena sempre al Parenti dal 25 marzo.
“Siamo
stelle filanti. Un soffio d’amore ci da l’abbrivio di pochi metri
di vita; un volo patetico fra ridolini e trombette e poi si cade a terra pronti
per essere calpestati e scolorire nella memoria di un carnevale che se ne va“.
Fonte Artslife: http://www.artslife.com/2014/02/28/filippo-timi-il-don-giovanni/
Fonte Artslife: http://www.artslife.com/2014/02/28/filippo-timi-il-don-giovanni/
In
questo Don Giovanni contemporaneo arde il desiderio di bruciare, non
riuscendo però mai a bruciare veramente, è una frustrazione reiterata,
come in un gorgo inarrestabile che sembra riportarlo sempre allo stesso
punto una corsa disperata alla ricerca di una via d’uscita da un cul de
sac fluorescente e abbagliante: impossibile non credergli o ancora
meglio non desiderare credergli. E poi, ovviamente, le sue donne e i
suoi amori. Donna Elvira è il passato, sedotta e abbandonata già a
inizio spettacolo, è l’amore che ritorna a chiedere il pegno di una
promessa fatta e procrastinata all’infinito, l’amore che si concede e
viene rifiutato. Donna Anna è invece la sadica incarnazione dell’amore
ingannatore, violento e prevaricatore, è il sentimento che libera da un
vecchio incubo e rende la donna libera di scendere verso un incubo
ancora più cosciente, è l’amore compulsivo, immediato, sbagliato per
definizione: disfunzionale. Zerlina, interpretata in maniera
irresistibile da Marina Rocco, è l’ingenua (?!) e ruspante contadinella
che rappresenta l’estemporaneo, la dialettica della seduzione nel
divenire, è l’amore invidioso, il desiderio di rubare la donna al
marito, un mezzo per ritrovare quella purezza semplice e disincantata di
sposare la figlia del farmacista: una rincorsa verso l’illusione di una
redenzione bucolica. E poi i servi, istrionici e civettuoli, che
tengono banco con i lori battibecchi e i loro sotterfugi diabolici…
Perché in fine c’è sempre il diavolo che ci mette lo zampino, si sa.
Ogni personaggio è caratterizzato in maniera dinamica e compiuta, c’è in
loro un forte scollamento dal concetto classico di maschera -di tipo-
per mettere in scena dei personaggi che crescono, cambiano, spinti da
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Torna in scena Filippo Timi con il suo Don Giovanni, in scena fino al 9 marzo a Milano, al Teatro Franco Parenti dove ormai è di casa.
Mantenendo l’intreccio del Don Giovanni di Mozart con il libretto di Da Ponte, Filippo Timi ha realizzato una reinvenzione totale del personaggio e del narrato creando un macrocosmo completamente nuovo, scrivendo uno spettacolo incredibilmente brillante e convincente, alla Timi.
Un Don Giovanni che, come dice l’autore stesso “non ne può più di questa fame insaziabile e dell’accumulo della conquista: è faticoso non riuscire ad essere mai soddisfatti“; bulimico quindi, tanto quanto la messa in scena dello show, un personaggio contemporaneo e disfunzionale, come quelli che, per esempio, popolano il nuovo l’umanesimo di Jason Reitman (Juno e Young Adult).
Lo spettacolo inizia con un tentativo di suicidio da parte del protagonista dilaniato da due tendenze: essere un uomo ed essere un mito -un’idea- allo stesso tempo.
Un questo un universo creato dall’unione di molti generi e forme, un barocco contemporaneo lisergico ed abbagliante con momenti musicali che spaziano da Ridi Pagliaccio ai Queen. Le proiezioni tra gli atti di video virali presi da youtube (I have a bad case of diarrhea o Part of your world dalla Sirenetta Disney, ma in giapponese) portano il mito del Don Giovanni nella contemporaneità del 2.0. - See more at: http://www.artslife.com/2014/02/28/filippo-timi-il-don-giovanni/#sthash.sphoCzda.dpuf
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Un Don Giovanni che, come dice l’autore stesso “non ne può più di questa fame insaziabile e dell’accumulo della conquista: è faticoso non riuscire ad essere mai soddisfatti“; bulimico quindi, tanto quanto la messa in scena dello show, un personaggio contemporaneo e disfunzionale, come quelli che, per esempio, popolano il nuovo l’umanesimo di Jason Reitman (Juno e Young Adult).
Lo spettacolo inizia con un tentativo di suicidio da parte del protagonista dilaniato da due tendenze: essere un uomo ed essere un mito -un’idea- allo stesso tempo.
Un questo un universo creato dall’unione di molti generi e forme, un barocco contemporaneo lisergico ed abbagliante con momenti musicali che spaziano da Ridi Pagliaccio ai Queen. Le proiezioni tra gli atti di video virali presi da youtube (I have a bad case of diarrhea o Part of your world dalla Sirenetta Disney, ma in giapponese) portano il mito del Don Giovanni nella contemporaneità del 2.0. - See more at: http://www.artslife.com/2014/02/28/filippo-timi-il-don-giovanni/#sthash.sphoCzda.dpuf
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Mantenendo l’intreccio del Don Giovanni di Mozart con il libretto di Da Ponte, Filippo Timi ha realizzato una reinvenzione totale del personaggio e del narrato creando un macrocosmo completamente nuovo, scrivendo uno spettacolo incredibilmente brillante e convincente, alla Timi.
Un Don Giovanni che, come dice l’autore stesso “non ne può più di questa fame insaziabile e dell’accumulo della conquista: è faticoso non riuscire ad essere mai soddisfatti“; bulimico quindi, tanto quanto la messa in scena dello show, un personaggio contemporaneo e disfunzionale, come quelli che, per esempio, popolano il nuovo l’umanesimo di Jason Reitman (Juno e Young Adult).
Lo spettacolo inizia con un tentativo di suicidio da parte del protagonista dilaniato da due tendenze: essere un uomo ed essere un mito -un’idea- allo stesso tempo.
Un questo un universo creato dall’unione di molti generi e forme, un barocco contemporaneo lisergico ed abbagliante con momenti musicali che spaziano da Ridi Pagliaccio ai Queen. Le proiezioni tra gli atti di video virali presi da youtube (I have a bad case of diarrhea o Part of your world dalla Sirenetta Disney, ma in giapponese) portano il mito del Don Giovanni nella contemporaneità del 2.0. - See more at: http://www.artslife.com/2014/02/28/filippo-timi-il-don-giovanni/#sthash.sphoCzda.dpuf
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Un Don Giovanni che, come dice l’autore stesso “non ne può più di questa fame insaziabile e dell’accumulo della conquista: è faticoso non riuscire ad essere mai soddisfatti“; bulimico quindi, tanto quanto la messa in scena dello show, un personaggio contemporaneo e disfunzionale, come quelli che, per esempio, popolano il nuovo l’umanesimo di Jason Reitman (Juno e Young Adult).
Lo spettacolo inizia con un tentativo di suicidio da parte del protagonista dilaniato da due tendenze: essere un uomo ed essere un mito -un’idea- allo stesso tempo.
Un questo un universo creato dall’unione di molti generi e forme, un barocco contemporaneo lisergico ed abbagliante con momenti musicali che spaziano da Ridi Pagliaccio ai Queen. Le proiezioni tra gli atti di video virali presi da youtube (I have a bad case of diarrhea o Part of your world dalla Sirenetta Disney, ma in giapponese) portano il mito del Don Giovanni nella contemporaneità del 2.0. - See more at: http://www.artslife.com/2014/02/28/filippo-timi-il-don-giovanni/#sthash.sphoCzda.dpuf
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Lo spettacolo inizia con un tentativo di suicidio da parte del protagonista dilaniato da due tendenze: essere un uomo ed essere un mito -un’idea- allo stesso tempo.
Un questo un universo creato dall’unione di molti generi e forme, un barocco contemporaneo lisergico ed abbagliante con momenti musicali che spaziano da Ridi Pagliaccio ai Queen. Le proiezioni tra gli atti di video virali presi da youtube (I have a bad case of diarrhea o Part of your world dalla Sirenetta Disney, ma in giapponese) portano il mito del Don Giovanni nella contemporaneità del 2.0. - See more at: http://www.artslife.com/2014/02/28/filippo-timi-il-don-giovanni/#sthash.sphoCzda.dpuf
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Un questo un universo creato dall’unione di molti generi e forme, un barocco contemporaneo lisergico ed abbagliante con momenti musicali che spaziano da Ridi Pagliaccio ai Queen. Le proiezioni tra gli atti di video virali presi da youtube (I have a bad case of diarrhea o Part of your world dalla Sirenetta Disney, ma in giapponese) portano il mito del Don Giovanni nella contemporaneità del 2.0. - See more at: http://www.artslife.com/2014/02/28/filippo-timi-il-don-giovanni/#sthash.sphoCzda.dpuf
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Lo spettacolo inizia con un tentativo di suicidio da parte del protagonista dilaniato da due tendenze: essere un uomo ed essere un mito -un’idea- allo stesso tempo.
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