sabato 1 marzo 2014

Il Don Giovanni di e con Filippo Timi (2014)


di Lorenzo Peroni
 
Torna in scena Filippo Timi con il suo Don Giovanni, in scena fino al 9 marzo a Milano, al Teatro Franco Parenti dove ormai è di casa.
Mantenendo l’intreccio del Don Giovanni di Mozart con il libretto di Da Ponte, Filippo Timi ha realizzato una reinvenzione totale del personaggio e del narrato creando un macrocosmo completamente nuovo, scrivendo uno spettacolo incredibilmente brillante e convincente, alla Timi.
Un Don Giovanni che, come dice l’autore stesso “non ne può più di questa fame insaziabile e dell’accumulo della conquista: è faticoso non riuscire ad essere mai soddisfatti“; bulimico quindi, tanto quanto la messa in scena dello show, un personaggio contemporaneo e disfunzionale, come quelli che, per esempio, popolano il nuovo l’umanesimo di Jason Reitman (Juno e Young Adult).
Lo spettacolo inizia con un tentativo di suicidio da parte del protagonista dilaniato da due tendenze: essere un uomo ed essere un mito -un’idea- allo stesso tempo.
Un questo un universo creato dall’unione di molti generi e forme, un barocco contemporaneo lisergico ed abbagliante con momenti musicali che spaziano da Ridi Pagliaccio ai Queen. Le proiezioni tra gli atti di video virali presi da youtube (I have a bad case of diarrhea o Part of your world dalla Sirenetta Disney, ma in giapponese) portano il mito del Don Giovanni nella contemporaneità del 2.0. 
In questo Don Giovanni contemporaneo arde il desiderio di bruciare, non riuscendo però mai a bruciare veramente, è una frustrazione reiterata, come in un gorgo inarrestabile che sembra riportarlo sempre allo stesso punto una corsa disperata alla ricerca di una via d’uscita da un cul de sac fluorescente e abbagliante: impossibile non credergli o ancora meglio non desiderare credergli. E poi, ovviamente, le sue donne e i suoi amori. Donna Elvira è il passato, sedotta e abbandonata già a inizio spettacolo, è l’amore che ritorna a chiedere il pegno di una promessa fatta e procrastinata all’infinito, l’amore che si concede e viene rifiutato. Donna Anna è invece la sadica incarnazione dell’amore ingannatore, violento e prevaricatore, è il sentimento che libera da un vecchio incubo e rende la donna libera di scendere verso un incubo ancora più cosciente, è l’amore compulsivo, immediato, sbagliato per definizione: disfunzionale. Zerlina, interpretata in maniera irresistibile da Marina Rocco, è l’ingenua (?!) e ruspante contadinella che rappresenta l’estemporaneo, la dialettica della seduzione nel divenire, è l’amore invidioso, il desiderio di rubare la donna al marito, un mezzo per ritrovare quella purezza semplice e disincantata di sposare la figlia del farmacista: una rincorsa verso l’illusione di una redenzione bucolica. E poi i servi, istrionici e civettuoli, che tengono banco con i lori battibecchi e i loro sotterfugi diabolici… Perché in fine c’è sempre il diavolo che ci mette lo zampino, si sa. Ogni personaggio è caratterizzato in maniera dinamica e compiuta, c’è in loro un forte scollamento dal concetto classico di maschera -di tipo- per mettere in scena dei personaggi che crescono, cambiano, spinti da moti chiari e raccontati con forza e convinzione. 

Timi è letteralmente un animale da palcoscenico, fisico ed empatico col pubblico che non può fare a meno di adorarlo e di farsi risucchiare nel suo mondo chiassoso e disturbato: è come cadere nella tana del Bianconiglio; comicità e gran baccano per uno spettacolo fracassone che si fa potente divertissement avant-pop.
Con il suo Don Giovanni, Filippo Timi, conferma quindi nuovamente il suo talento vitale: un mese di tutto esaurito in attesa del suono nuovo spettacolo, Skianto, in scena sempre al Parenti dal 25 marzo.


Siamo stelle filanti. Un soffio d’amore ci da l’abbrivio di pochi metri di vita; un volo patetico fra ridolini e trombette e poi si cade a terra pronti per essere calpestati e scolorire nella memoria di un carnevale che se ne va“.

Fonte Artslife: http://www.artslife.com/2014/02/28/filippo-timi-il-don-giovanni/
In questo Don Giovanni contemporaneo arde il desiderio di bruciare, non riuscendo però mai a bruciare veramente, è una frustrazione reiterata, come in un gorgo inarrestabile che sembra riportarlo sempre allo stesso punto una corsa disperata alla ricerca di una via d’uscita da un cul de sac fluorescente e abbagliante: impossibile non credergli o ancora meglio non desiderare credergli. E poi, ovviamente, le sue donne e i suoi amori. Donna Elvira è il passato, sedotta e abbandonata già a inizio spettacolo, è l’amore che ritorna a chiedere il pegno di una promessa fatta e procrastinata all’infinito, l’amore che si concede e viene rifiutato. Donna Anna è invece la sadica incarnazione dell’amore ingannatore, violento e prevaricatore, è il sentimento che libera da un vecchio incubo e rende la donna libera di scendere verso un incubo ancora più cosciente, è l’amore compulsivo, immediato, sbagliato per definizione: disfunzionale. Zerlina, interpretata in maniera irresistibile da Marina Rocco, è l’ingenua (?!) e ruspante contadinella che rappresenta l’estemporaneo, la dialettica della seduzione nel divenire, è l’amore invidioso, il desiderio di rubare la donna al marito, un mezzo per ritrovare quella purezza semplice e disincantata di sposare la figlia del farmacista: una rincorsa verso l’illusione di una redenzione bucolica. E poi i servi, istrionici e civettuoli, che tengono banco con i lori battibecchi e i loro sotterfugi diabolici… Perché in fine c’è sempre il diavolo che ci mette lo zampino, si sa. Ogni personaggio è caratterizzato in maniera dinamica e compiuta, c’è in loro un forte scollamento dal concetto classico di maschera -di tipo- per mettere in scena dei personaggi che crescono, cambiano, spinti da moti chiari e raccontati con forza e convinzione. - See more at: http://www.artslife.com/2014/02/28/filippo-timi-il-don-giovanni/#sthash.sphoCzda.dpuf
Torna in scena Filippo Timi con il suo Don Giovanni, in scena fino al 9 marzo a Milano, al Teatro Franco Parenti dove ormai è di casa.
Mantenendo l’intreccio del Don Giovanni di Mozart con il libretto di Da Ponte, Filippo Timi ha realizzato una reinvenzione totale del personaggio e del narrato creando un macrocosmo completamente nuovo, scrivendo uno spettacolo incredibilmente brillante e convincente, alla Timi.
Un Don Giovanni che, come dice l’autore stesso “non ne può più di questa fame insaziabile e dell’accumulo della conquista: è faticoso non riuscire ad essere mai soddisfatti“; bulimico quindi, tanto quanto la messa in scena dello show, un personaggio contemporaneo e disfunzionale, come quelli che, per esempio, popolano il nuovo l’umanesimo di Jason Reitman (Juno e Young Adult).
Lo spettacolo inizia con un tentativo di suicidio da parte del protagonista dilaniato da due tendenze: essere un uomo ed essere un mito -un’idea- allo stesso tempo.
Un questo un universo creato dall’unione di molti generi e forme, un barocco contemporaneo lisergico ed abbagliante con momenti musicali che spaziano da Ridi Pagliaccio ai Queen. Le proiezioni tra gli atti di video virali presi da youtube (I have a bad case of diarrhea o Part of your world dalla Sirenetta Disney, ma in giapponese) portano il mito del Don Giovanni nella contemporaneità del 2.0. - See more at: http://www.artslife.com/2014/02/28/filippo-timi-il-don-giovanni/#sthash.sphoCzda.dpuf
Torna in scena Filippo Timi con il suo Don Giovanni, in scena fino al 9 marzo a Milano, al Teatro Franco Parenti dove ormai è di casa.
Mantenendo l’intreccio del Don Giovanni di Mozart con il libretto di Da Ponte, Filippo Timi ha realizzato una reinvenzione totale del personaggio e del narrato creando un macrocosmo completamente nuovo, scrivendo uno spettacolo incredibilmente brillante e convincente, alla Timi.
Un Don Giovanni che, come dice l’autore stesso “non ne può più di questa fame insaziabile e dell’accumulo della conquista: è faticoso non riuscire ad essere mai soddisfatti“; bulimico quindi, tanto quanto la messa in scena dello show, un personaggio contemporaneo e disfunzionale, come quelli che, per esempio, popolano il nuovo l’umanesimo di Jason Reitman (Juno e Young Adult).
Lo spettacolo inizia con un tentativo di suicidio da parte del protagonista dilaniato da due tendenze: essere un uomo ed essere un mito -un’idea- allo stesso tempo.
Un questo un universo creato dall’unione di molti generi e forme, un barocco contemporaneo lisergico ed abbagliante con momenti musicali che spaziano da Ridi Pagliaccio ai Queen. Le proiezioni tra gli atti di video virali presi da youtube (I have a bad case of diarrhea o Part of your world dalla Sirenetta Disney, ma in giapponese) portano il mito del Don Giovanni nella contemporaneità del 2.0. - See more at: http://www.artslife.com/2014/02/28/filippo-timi-il-don-giovanni/#sthash.sphoCzda.dpuf
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Mantenendo l’intreccio del Don Giovanni di Mozart con il libretto di Da Ponte, Filippo Timi ha realizzato una reinvenzione totale del personaggio e del narrato creando un macrocosmo completamente nuovo, scrivendo uno spettacolo incredibilmente brillante e convincente, alla Timi.
Un Don Giovanni che, come dice l’autore stesso “non ne può più di questa fame insaziabile e dell’accumulo della conquista: è faticoso non riuscire ad essere mai soddisfatti“; bulimico quindi, tanto quanto la messa in scena dello show, un personaggio contemporaneo e disfunzionale, come quelli che, per esempio, popolano il nuovo l’umanesimo di Jason Reitman (Juno e Young Adult).
Lo spettacolo inizia con un tentativo di suicidio da parte del protagonista dilaniato da due tendenze: essere un uomo ed essere un mito -un’idea- allo stesso tempo.
Un questo un universo creato dall’unione di molti generi e forme, un barocco contemporaneo lisergico ed abbagliante con momenti musicali che spaziano da Ridi Pagliaccio ai Queen. Le proiezioni tra gli atti di video virali presi da youtube (I have a bad case of diarrhea o Part of your world dalla Sirenetta Disney, ma in giapponese) portano il mito del Don Giovanni nella contemporaneità del 2.0. - See more at: http://www.artslife.com/2014/02/28/filippo-timi-il-don-giovanni/#sthash.sphoCzda.dpuf
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Mantenendo l’intreccio del Don Giovanni di Mozart con il libretto di Da Ponte, Filippo Timi ha realizzato una reinvenzione totale del personaggio e del narrato creando un macrocosmo completamente nuovo, scrivendo uno spettacolo incredibilmente brillante e convincente, alla Timi.
Un Don Giovanni che, come dice l’autore stesso “non ne può più di questa fame insaziabile e dell’accumulo della conquista: è faticoso non riuscire ad essere mai soddisfatti“; bulimico quindi, tanto quanto la messa in scena dello show, un personaggio contemporaneo e disfunzionale, come quelli che, per esempio, popolano il nuovo l’umanesimo di Jason Reitman (Juno e Young Adult).
Lo spettacolo inizia con un tentativo di suicidio da parte del protagonista dilaniato da due tendenze: essere un uomo ed essere un mito -un’idea- allo stesso tempo.
Un questo un universo creato dall’unione di molti generi e forme, un barocco contemporaneo lisergico ed abbagliante con momenti musicali che spaziano da Ridi Pagliaccio ai Queen. Le proiezioni tra gli atti di video virali presi da youtube (I have a bad case of diarrhea o Part of your world dalla Sirenetta Disney, ma in giapponese) portano il mito del Don Giovanni nella contemporaneità del 2.0. - See more at: http://www.artslife.com/2014/02/28/filippo-timi-il-don-giovanni/#sthash.sphoCzda.dpuf

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