domenica 9 marzo 2014

Una nota (di biasimo) su The Canyons di Paul Schrader (2013)



Non c’è vita oltre Lunar Park, il commiato aereo, perfettamente malinconico, di Bret Easton Ellis alla scrittura. Lo splendido e complesso romanzo del 2005 è l’ultima grande opera del genitore scellerato che tutti noi abbiamo avuto durante gli anni Novanta, l’autore dei cult assoluti Meno di zero, Le regole dell’attrazione, American Psycho e Glamorama. Quello che è arrivato dopo Lunar Park è stato solo manierismo e recupero superficiale. Abbiamo avuto Imperial Bedrooms, e il cinema, la sua ossessione più recidiva: il soggetto imbarazzante di The Informers – vite oltre il limite (riduzione delle idee presenti nella raccolta Acqua dal sole) e la sceneggiatura di questa pellicola, The Canyons, diretta da Paul Schrader (cosa che ci fa ancora più male). Tra questi l’unica cosa che ritengo di un qualche valore: l’incursione voice-over nel video dei Placebo Too many friends, nei panni di un narratore alle prese con un giallo irrisolvibile con protagonisti un gruppo di ragazzi, che dall’aspetto ci sembrano proprio i figli di Julian e Blair di Meno di zero.
Torniamo a The Canyons. Sarebbe troppo infierire nel riportare quanto sia agghiacciante e triste assistere alla riproposizione fine a se stessa di tutto un rosario di idee, situazioni e personaggi, recuperati con fare approssimativo e sciatto da un immaginario che ha cambiato il modo di narrare e percepire la letteratura. Dopo la visione del film sgomento, rabbia e scoramento hanno colto tutti gli amanti di Ellis, del minimalismo, della classe di Paul Schrader. Film che sfoggia pure un finale sfiatato e flatulento, in grado di dare il colpo di grazia a chiunque.   

L’unica nota positiva è rappresentata dai protagonisti: una Lindsay Lohan, sfatta, sensuale, meravigliosa nel suo costume rosso di American Apparel, non ha bisogno nemmeno di recitare per essere memorabile, e lui, la rivelazione James Deen, attore pornografico e nuovo idolo delle teen-ager (che dopo aver visto i suoi film amano scrivergli e chiedergli di tutto via twitter), passato al cinema istituzionale. Nonostante il ruolo loffio scritto per lui Deen riesce a essere convincente e questa è davvero un'impresa di tutto rispetto. Nemmeno il cameo di Gus Van Sant nei panni dello psichiatra presso cui è in cura il personaggio di James Deen vale la visione della pellicola. 

Che dire di più? Mi auguro solo che Ellis possa tenersi lontano dalla penna, onde evitare di fare altri danni alla sua straordinaria carriera. 

2 commenti:

  1. anche io da antico adoratore di ellis sono rimasto parecchio deluso da the canyons, sebbene non sia secondo me nemmeno così terribile.
    certo, i fasti di un tempo sono ben lontani, però il 2005 di quello stupendo lunar park non è poi tanto lontano, quindi spero riesca a regalarci ancora qualcosa degno di nota. vana speranza, mi sa :(

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Vorrei tanto fosse possibile Marco, ma sa anche a me di impossibile. Il nostro Bret ha probabilmente esaurito ciò che aveva da dirci.

      Elimina