Cos’è Woody, sono finiti i soldi?
Pensavi che avendo noi celebrato la morte del cinema italiano nello scorso
secolo ed essendo vergognosamente esterofili ci saremmo innamorati di una
pellicola in cui metti insieme il canovaccio di un tuo vecchio film e citi,
seppur con affetto, Federico Fellini?
Il tuo Anything Else è delizioso, io per primo lo rivedo appena posso e m’è
dispiaciuto riconoscerne assai diluita l’idea in un film che sembra
sovvenzionato dalla Pro Loco Roma. Insomma in Anything Else c’è tutto l’amore conscio per una città come New
York, i dialoghi tra te e l’aspirante comico Jerry Falk (Jason Biggs) sono brillanti
e originali, Amanda (Christina Ricci) è una piccola post-femme fatale che non
ha bisogno dei racconti osé di Monica (Ellen Page) per essere naturalmente
sensuale. Anche lì c’è l’auto-riflessione, l’utilizzo della cultura nei
dialoghi da chilling, i tradimenti. Qui,
in To Rome with love, c’è solo il
fondo di un piatto di minestra che proprio non vuole saperne di riscaldarsi. Peccato
vedere attori che nelle tue mani avrebbero fatto scintille: Alec Baldwin, Jesse Eisenberg, la stessa Ellen Page, utilizzati in questo modo imbarazzante.
Poi, va bene, ti eccitava l’idea
di citare Fellini, di portare l’idea de Lo
Sceicco Bianco - una coppia di sposini giunge a Roma e la svampita
mogliettina di provincia si perde su una strada lastricata di sampietrini ed
equivoci all’inseguimento del miraggio del cinema – nella tua visione ma così,
Woody, è più che imbarazzante, è insostenibile e a nulla vale l’interpretazione
piacevole e divertente di Penelope Cruz nel ruolo di una prostituita-discente.
Qualche guizzo lo recuperiamo nell’episodio
dell’italiano medio Leopoldo, interpretato da Roberto Benigni, che si ritrova a essere famoso per essere famoso, catapultato in un
universo in cui tutti hanno diritto a quindici minuti di dolce vita. Questo episodio, triste al pari degli altri, ci regala
però l’unico momento straniante del film, quando Leopoldo con la moglie e
alcuni amici escono dal cinema, è il crepuscolo, i quattro sono attirati dal
flash delle macchine fotografiche e dalla folla raccoltasi intorno a qualcuno
(o qualcosa) in piazza Navona, una di loro si avvicina curiosa prima che la
telecamera stacchi. Dalla mattina seguente la stessa folla di giornalisti e
fotografi affollerà il cortile della casa di un ignaro e sconvolto Leopoldo,
seguendone le gesta quotidiane in real-time.
Poi ci sei tu. Ti si vuole bene,
ti si apprezza e difende, ma dannazione ti sei infilato nell’episodio più sconcertante,
ridicolo, inutile e stereotipato: una giovane americana in vacanza s’innamora
di un italiano conosciuto per strada (sic!), i genitori di lei giungono a Roma
dagli Stati Uniti e vengono a contatto con i consuoceri (mi presenti… ti presento…
oh Woody, perché?!). Allen - nei panni di un ex impresario musicale che rifugge
la pensione come la morte - dopo averlo sentito cantare nella doccia lo
convince a fare un’audizione (arci sic!) e, giacché il povero e sempliciotto
italiano è timido e canta solo mentre s’insapona sotto il getto d’acqua, l’impresario
Woody decide di mettere in scena un’opera in cui lui non dovrà mai cantare fuori
dal box della doccia (ULTRA SIC!).
Serve aggiungere altro?
Io vado a mettere su lo splendido
Io e Annie per riprendermi. With love. S.
ah ah ah ah
RispondiEliminacattivissimo! Sei un ottimo stroncatore!
Matte mai avrei voluto dato l'affetto che ho per Woody Allen e la stima assoluta per la sua opera, ma tant'è!
EliminaEh eh eh... più che cattivo, direi perfido!!! :)))
RispondiEliminaQuesta volta siamo in disaccordo. Certo, To Rome with Love non è fra le cose migliori del tour europeo di Allen, ma nel complesso si tratta di un film piacevolmente surreale. Ed è proprio questa la chiave di lettura. Pensa che l'episodio in cui Allen è protagonista è quello che ho apprezzato di più, perchè vi ho scorto quella comicità sanamente sgangherata dei suoi esordi. E comunque siamo sempre lì, anche un lavoro mediocre di Woody resta ben sopra quello che comunemente si vede al cinema oggigiorno. Poi solamente il piacere di rivederlo davanti alla macchina da presa dopo ben 6 anni, vale la spesa del biglietto...
Io ne ho parlato da me:
http://www.lafinestrasulcortile.it/?p=2072&cpage=1#comment-6709
RW sono stato così duro perché la delusione è stata davvero cocente. Premesso che anch'io ho amato rivedere Allen recitare, credo che in fase di scrittura sia insuperabile e ho trovato adorabili alcune trovate nell'episodio di Roberto Benigni ma non sono riuscito comunque a considerare sufficiente "To Rome with love". È un film a cui rimprovero la mancanza di idee e nonostante l'affetto e la stima assoluta per il lavoro di Allen non riesco ad apprezzarlo.
RispondiEliminaConcordo con Rear Window: film surreale, grottesco, leggero, volutamente frammentario per richiamare il caos di Roma, e con delle trovate assolutamente ispirate e geniali. E soprattutto, un film da vedere più di una volta, proprio perché molto complesso, per apprezzarlo al meglio.
RispondiEliminaFilm complesso che necessita più di una visione, con vette comiche da puro genio di questo genere, e con morale della favola in fondo tipicamente 'italiana': il modello ideale da seguire nella vita? Il nostro vivere comodo, senza fretta... o come direbbe Woody: 'enjoy yourself'
RispondiEliminaL'episodio con Benigni è di stampo chapliniano (dall'industria di 'Modern times' a quella mediatica) e fa sbellicare quasi quanto quello con Allen...
Citando il film, per me i 'minus habens' sono i critici cinematografici che lo 'decapitano'... mamma mia come stiamo messi male...............