Quentin Tarantino ha segnato più di una volta le istanze del cinema futuro - si pensi a Kill Bill e Bastardi senza gloria - ma con Pulp Fiction (1994) è riuscito a influenzare in maniera mai vista prima non solo le forme della cinematografia ma anche quelle della letteratura mondiale (da noi ne ha tracciato gli effetti Elisabetta Mondello nel suo saggio La giovane narrativa degli anni Novanta: cannibali e dintorni), della serialità e della musica (si consiglia la lettura della lunga e illuminante riflessione sul rock nel cinema di Tarantino proposta nel numero di agosto 2010 di «Rolling Stone Magazine»).
Scritta a quattro mani insieme a Roger Avary, Pulp Fiction, muove da alcune situazioni topiche dell’immaginario criminale più classico per stravolgerne i contorni portando al limite personaggi, situazioni e azioni. Con cura minuziosa e dedizione per i dettagli Tarantino materializza, inquadratura per inquadratura, il suo personale paradigma cinematografico tutto da declinare, un universo citazionistico, caleidoscopico, dove si incontrano Godard, Fellini, George Lucas, i film d'exploitation, il poliziottesco, la letteratura di consumo e ancora Scorsese, Elia Kazan e senza dubbio l'amattissimo Segio Leone. Con Pulp Fiction Tarantino dopo l’eleganza narrativa de Le Iene ragiona ancora sulla forma ricorrendo a un racconto frammentato (ma non franto), episodico e intertestuale.
La maggior parte del budget per Pulp Fiction fu speso per il cast stellare: John Travolta (che con il ruolo di Vincent Vega ritrovò caratura), Samuel L. Jackson (iconico), Tim Roth, Bruce Willis, l’immenso Harvey Keitel, Christopher Walken e lei, da allora musa di Quentin Tarantino (tra l’altro causa della fine della relazione del regista con Sofia Coppola), l’unica a poter indossare quel caschetto nero: Uma Thurman. Il suo volto divenne il brand del film: Uma appare nella locandina su di un letto, con una sigaretta in mano, un pulp magazine e una pistola accanto a lei. Dopo Pulp Fiction, Uma stringerà con Quentin un sodalizio amicale e creativo assai duraturo, collaborando persino al soggetto di Kill Bill, dove interpreta un altro ruolo topico, entrato nell'affollato e impermanente immaginario della cultura pop: la Sposa.
Pulp Fiction ha anche un rapporto particolare con l’Europa e la sua cultura - messa continuamente a confronto con quella americana. Tarantino si recò ad Amsterdam per scrivere la sceneggiatura, qui buttò giù, di getto, i dialoghi iniziali tra Jules e Vincent. Si dice poi che sia stato ad Amsterdam che Tarantino ebbe l’illuminazione di ispirarsi alla struttura del pulp magazine «Black Mask» (Quentin per un periodo pensò pure di dare il nome del magazine al suo film). La pellicola poi trionfò a Cannes dove le fu assegnata la Palma d’oro (quell'anno era presidente di giuria Clint Eastwood) consacrando Tarantino enfant prodige - teorico, energico e salvifico - del cinema mondiale.
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