Ci sono, occasionalmente, registi
che sono in grado di rappresentare la realtà sociale e culturale che li ha
prodotti, diventando, al di là delle proprie prerogative e i propri stilemi,
dei Grandi Narratori Epocali. Questo manipolo di filmaker imprigiona l’essenza di un’epoca, per nostre future
visioni, condivisioni e immedesimazioni. Tra questi vi è certamente il
losangelino Gregg Araki che con la
sua TeenageApocalypse Trilogy ha messo in scena la sensibilità insicura, pop,
malinconica e possibilista dell’intero decennio degli anni Novanta. La trilogia
apre nel 1993 con Totally Fucked Up, in cui Araki muove il suo sguardo su una Los
Angeles dai grandi formati, dove ogni non-luogo è al servizio della narrazione
Avant-Pop costruita per i giovani protagonisti. Lavanderie, car wash, stazioni di servizio, negozi
di dischi e ovviamente supermarket (paradigma centrale e infernale della
rappresentazione narrativa e filmica degli anni Novanta), vengono attraversati,
inglobano e divorano i personaggi che, serafici, sembrano ignorare le enormi
cartellonistiche pubblicitarie (che fanno del film un vero happening pop art) e gli spazi vacui e vuoti, sporadicamente
attraversati da assurdi individui ormai non più umani. Gregg Araki utilizza
tutto questo splendido materiale pop, luccicante e di facile consumo per
manipolarlo, esplorarlo e trasformarlo in citazioni e riferimenti continui che
completano la narrazione.
Al centro dell’affresco Avant-Pop
di Gregg Araki c’è una famiglia customizzata che sembra derivare dall’idea di Kitchen di Banana Yoshimoto (1988). Un
gruppo di adolescenti omosessuali, tipizzati, che muovono, ognuno a suo modo
sperimentando, lo sguardo, i sensi e i corpi tesi, in un ultimo sprazzo
vitalistico e sensuale, giusto prima del declino annunciato. Ci sono le deliziose
Patricia e Michele, l’unica coppia tradizionale del gruppo, materne, vitali e
centrali per la famiglia customizzata; Andy lo slacker dark e ipersensibile che avverte già l’orrore che deflagrerà,
fragilissimo nelle fattezze dell’amato James Duval (che Araki vorrà al centro delle successive pellicole della trilogia Doom Generation e Nowhere), Tommy (Roko Belic, qui sbarbatellissimo)
che vive ancora con mammà, prototipo teen
cui è destinato il compito di conservare ancora delle illusioni; Steven il
fedifrago autore delle testimonianze e delle interviste che andranno a
costituire lo scheletro autoreferenziale del film e infine Deric vittima di
violenza perché omosessuale. Topica la narrazione dell’aggressione a Deric e le
reazioni della famiglia customizzata, un modus
operandi che segnerà la strada per il New Queer Cinema.
In Totally Fucked Up e nella cinematografia di Araki, non si tratta di
rifiuto del realismo, ma di rifiuto del realismo convenzionale. Totally Fucked Up è figlio di una
cultura che trova i suoi modelli stilistici in MTV, negli stacchi improvvisi,
nel surfing tra i canali, nell'interattività
e nell'inesorabile decadimento della realtà (siamo pure sempre in una Apocalypse Trilogy no?). Ecco quindi le
citazioni-slogan che introducono gli eventi e le testimonianze dei protagonisti
su amore, modelli culturali, masturbazione, sesso, maturità. L’insicurezza trova
pace solo con il tentativo di registrare, ordinare e assoggettare alla ragione
tutto ciò che li riguarda e li circonda. È la poetica del frammento (qui ce ne sono ben quindici, ordinatamente numerati) che in
Araki trova esaltazione e compimento. Incombe su tutto, poi, un’aura
millenaristica, apocalittica, che sembra rarefare l’aria che i giovani
protagonisti respirano e aver degradato già la comunità incrociata per strada,
sui pianerottoli, nei supermercati. Scopriremo che questo è il preludio a ciò che
verrà raccontato nella mattanza di The Doom Generation.
ma lo trovo in italiano? o quanto meno dei sub?
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