mercoledì 22 febbraio 2012

La morte a Venezia di Thomas Mann (1912)


Interessante pensare che La morte a Venezia - universalmente riconosciuto come il punto più alto della già eccezionale produzione narrativa di Thomas Mann - sia un romanzo breve di poco più di novanta pagine. La morte a Venezia è un doppio viaggio ricco di suggestioni: in una Venezia miasmatica e decadente e nella psiche turbata del protagonista Gustav Aschenbach, scrittore perfezionista e amante del bello (secondo l’accezione più classica) che a seguito di una visione satura e vibrante decide di partire lasciando l’opprimente routine quotidiana alla ricerca di un incontro con la Natura. Giunto in seconda tappa a Venezia Aschenbach subisce via via in maniera più totalizzante e pericolosa il fascino del giovane Tadzio, incarnazione di tutti i canoni artistici venerati e celebrati dallo scrittore che in un delirio sempre più doloroso arriverà a umiliarsi e a disfarsi (fisicamente ma soprattutto moralmente e psicologicamente) per inseguire (salvo poi mordere continuamente il freno) il suo oggetto del desiderio.

Uno stile unico quello di Thomas Mann, in grado di coniugare idee e rappresentare in maniera vivida la psiche del suo protagonista con tutte le sue (dolorose) motivazioni. Un altro classico immancabile nelle nostre librerie, da mettere rigorosamente fra Doppio Sogno di Schnitzler e Diario di un killer sentimentale di Luis Sepúlveda.

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