Fu Duma Key
a riportare Stephen King tra le grazie
del suo pubblico e della critica istituzionale che fino a poco tempo prima lo
aveva accusato di produzione discontinua e disarmante mancanza di idee. Il nuovo
approccio alla scrittura di King, per intendersi quello successivo al terribile
incidente del 1999, lo aveva portato sulla strada della sperimentazione. Dalla
raccolta di racconti Cuori in Atlantide (1999) all’hard boiled
insoluto Colorado Kid (2005), per arrivare alla metanarrazione con l’eccellente La storia di Lisey (2006). La prosa di King in questo
periodo ha saputo rinnovarsi e proprio con Duma
Key concluse la stagione di ricerca regalando al lettore una nuova storia assai godibile e coinvolgente.
Come già
sottolineato da Andrea Bruni e Wu Ming 1 (che riportano in un'intuizione di Beppe Sebaste) Stephen King sorprende sopratutto in
quei momenti in cui il ritmo rallenta e cede il passo alla narrazione della
vita quotidiana, fatta di scorci domestici e nuove conoscenze amicali, veri e propri
momenti-rifugio dall’orrore e dalla violenza. Proprio in queste situazioni King
apre alle riflessioni più delicate e emozionali, come quella sulla malattia,
sul dolore e disagio che permeano chi ne è afflitto, sulla vecchiaia e
sull’importanza della memoria personale, costruita sui gesti e sulle piccole
abitudini quotidiane. La storia possiede, grazie a questi
preziosi scorci di “inattività” e alla presenza di un numero esiguo di
personaggi, un più ampio respiro. Si assapora
il piacere della scrittura. Niente è affrettato e anche quando l’orrore
deflagra improvvisamente non vi è traccia di accelerazione alcuna e le
descrizioni, permeate da pressante senso della morte e desiderio di riscatto,
rimangono dettagliate e precise.
Infine è bene
sottolineare il legame, in alcuni casi imprescindibile, che la pagina di King
possiede nei confronti del fumetto americano (vissuto quasi sempre come
metafora delle azioni quotidiane), della musica rock, fino ad arrivare al
cinema, più volte citato e sicuramente parte integrante dell’immaginario del
romanzo.
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