martedì 7 febbraio 2012

Hotel Room di David Lynch (1993)

L’hotel è sempre stato uno dei paradigmi Avant-Pop attraverso cui declinare temi, esperimenti stilistici e costruzioni di immaginari. Pensiamo a Four Rooms di Quentin Tarantino o al film 1408 tratto dall’omonimo racconto di Stephen King. Camere arredate con eleganza, illuminate da lampade déco che diventano unità narrativa di spazio con cui confrontarsi e in cui far scivolare le proprie ossessioni. Non è da meno Hotel Room progetto seriale di HBO (garanzia assoluta di qualità e sperimentazione) diretto da David Lynch e James Signorelli. I due episodi diretti da David Lynch (e in parte anche quello di Signorelli) contengono stilemi e tematiche che verranno riprese nei progetti futuri del padre di Twin Peaks. L’Hotel stesso è utilizzato da Lynch come luogo per ambientare molti degli spot che ha diretto: Opium per Yves Saint Laurent, Gucci by Gucci e l’ultimo meraviglioso cortometraggio Lady Blue Shanghai per Dior.

Nel primo episodio Tricks (Clienti) ritroviamo il telefono accanto alla lampada che sarà la firma di Lynch per tutte le produzioni a venire, la prostituta in pericolo che sfocata e perturbante ritroveremo in INLAND EMPIRE e senza dubbio il tema del Doppelgänger (il gemello maligno, la dislocazione orrorifica all'esterno di sé) utilizzato ampiamente da Lynch da Twin Peaks a Strade perdute passando per Mulholland Drive. Il personaggio di Lou qui è la dislocazione ferina di quello di Boca e i due sono inseriti in una cornice noir (siamo nel 1969) che richiama molto ciò che vedremo in Strade Perdute.
Il secondo episodio Getting Rid of Robert (Sbarazzandosi di Robert) diretto da James Signorelli ripropone la riflessione su femminilità e modernità citando il Tolstoj di Anna Karenina: alle pareti della camera 603 nel 1992 c’è il treno, simbolo di scelleratezza e dolore già presente in Twin Peaks (ricordate Ronette che torna in città seguendo i binari della ferrovia?).
L’episodio Blackout diretto da Lynch che chiude la produzione è il più immaginifico dei tre. Pur conservando un impianto statico, classico e teatrale (in cui lo spettatore è soggiogato dai movimenti dei protagonisti nella stanza al buio) possiede una carica surreale senza pari dovuta ai dialoghi, che ne fanno un piccolo capolavoro post-surrealista (es. «sei partito per il Mar Rosso» diventa per la protagonista Diane «sei partito per il Rosso del Mare»).

In definitiva un capolavoro sperimentale da recuperare, soprattutto in Italia dove è stato incomprensibilmente obliato.

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