martedì 14 febbraio 2012

Millennium. La seconda stagione: femminile biblico, vita quotidiana e proliferazione del male


Millennium, creatura di Chris Carter (che l’ha realizzata durante il successo di X-Files) è una serie talmente carica di suggestioni, felici intuizioni formali e riferimenti culturali disseminati con sapienza che oggi è quasi impossibile pensare a una serie TV di ventitré/ventiquattro episodi simile. Nonostante la serie consta solo di tre stagioni l’universo di Millennium è completo e particolareggiato. Sia Frank Black che i coprotagonisti si evolvono naturalmente offrendo diversi punti di vista su uno scenario sempre più violento, oppresso psicologicamente dall’avvicinarsi di un’apocalisse di cu prova continuamente a intuire la natura. Se nella prima stagione avevamo iniziato a metabolizzare gradualmente la matrice sovrannaturale e simbolica che sta alla base del crescendo di violenza e orrore a Seattle e in tutti gli Stati Uniti, nella seconda stagione è instillato, sia nel protagonista Frank Black sia in noi spettatori, il dubbio. Dubbio su un’organizzazione secretata che si mostra per livelli (come una vera e propria setta, simile per esempio ad Aum Shinrikyo), tentacolare e insidiata nelle più disparate forme della vita sociale, economica e politica degli Stati Uniti (e non solo). Frank ha collaborato con il gruppo Millennium con una motivazione che gli appare sempre più fittizia, quello che gli è richiesto per aumentare il suo livello di conoscenza sono fede e fedeltà, impossibili per Frank abituato a vedere, a dedurre e a comprovare.

Lara Means
Nel suo avvicinamento alle sfere più mistiche del gruppo Frank Black incontrerà alcuni elementi cardine dell’organizzazione, tra cui il Vecchio, padre spirituale del gruppo Millennium che vive appartato in un bosco consacrato e che attraverso meditazione e consapevolezza (nei suoi discorsi si ritrovano alcuni punti elaborati da Osho e dalla meditazione trascendentale) sembra non curarsi delle attività correnti del gruppo perché, come afferma chiaramente, «ha già visto la fine del mondo» con l’olocausto Nazista. Man mano che la conoscenza di Frank aumenta veniamo a sapere della divisione del gruppo Millennium che richiama il dibattito sempre attuale tra fede e scienza. Alcuni membri (tra cui Peter Watts, il patrono di Frank) credono in un’apocalisse di tipo religioso-sovrannaturale, annunciata dalle scritture (apocrife e non). Sono loro i “galli” che annunciano l’imminente cambiamento già dalle prime luci dell’alba. Altri membri credono invece che l’Apocalisse non avverrà allo scoccare del Millennio ma dopo circa sessant’anni, a causa di uno sconvolgimento astronomico. Sono questi i “gufi” che sanno che la notte è ancora lunga. Frank si annovera fra i “galli”, conscio delle sue visioni che lo portano più volte a incontrare le schiere della Legione (infernale): Lucy Butler, lo spirito degli abissi orientali e un morto tornato dall’aldilà, tutti gli offrono qualunque cosa lui voglia pur di unirsi alle fila demoniache.

Insieme a lui l’amica e collaboratrice Lara Means che ossessionata da visioni sempre più violente (prima di un angelo annunciatore poi di fiamme infernali che le sussurrano della fine imminente) finirà con il conoscere troppo precipitosamente i misteri del gruppo Millennium perdendo il senno in una delle sequenze più belle e alte della serialità contemporanea. In questa Lara, ossessionata dalla conoscenza ottenuta (vera? Supposta? Costruita ad hoc dal gruppo per lei?) è chiusa in un motel e al suono incalzante e sincopato di Horses di Patti Smith (qui il riferimento è diretto all’Apocalisse di Giovanni) è sommersa da una serie di visioni che giustappongono onirismo, sacre scritture, terrore dell’atomica, guerra batteriologica, sconvolgimenti climatici e geologici, crollo della società, mutazione e morte. Sul finire della visione che la condurrà definitivamente alla pazzia intravediamo un cavallo bianco, simbolo (come sappiamo anche da Twin Peaks) di uno stato di allucinazione provocato dall’uso di droghe. È forse stato il gruppo Millennium a mettere fuori gioco Lara? Non è dato sapere.
S. Maria Maddalena al sepolcro di G. G. Savoldo, 1530
Gli episodi della seconda stagione possiedono una matrice mistica (di natura principalmente cristiano-cattolica) che attraverso i diversi casi affrontati da Frank Black (ormai separato dalla famiglia e a disposizione completa del gruppo) indaga i concetti di colpa, del ritorno alla natura ferina e bestiale dell’uomo e della necessità primordiale che egli ha di credere in qualcosa – e qui non possiamo non pensare a X-Files – siano essi testi religiosi, apocrifi, alieni, leggende metropolitane.
Interessante lo sviluppo della figura femminile in ambito mistico religioso nella seconda metà della serie. Se nella prima stagione le visioni erano costituite da angeli (e Frank Black deve aver parlato almeno con uno di loro) in questa seconda stagione sono le donne del nuovo testamento (simbolo dell’annunciazione, del riconoscimento e figure intercedenti per eccellenza) a costituire il principale interlocutore di visionari e profeti. Nell’episodio 2.18 Il padre sconosciuto si riscrive il passo biblico della natività in chiave omosessuale, il successivo 2.19 Anamnesi si focalizza sulle principali figure femminili nella Bibbia: la Vergine Maria e la Maddalena, qui riabilitata dagli scritti apocrifi e dalle visioni della giovane studentessa che ne raccoglie l’eredità.

Amatissimo dai fan l’episodio 2.20 La canzone del diavolo in cui ritorna la dicotomica figura infernale di Lucy Butler e del suo doppelgänger l’Uomo dai capelli lunghi. Lucy è qui impegnata a rapire una serie di giovani studenti promettenti genialità (ma fuori dai canoni dell’istruzione americana) per plagiarli costringendoli ad accettare uno stile di vita che sia “normale”, priva di qualunque guizzo creativo. In questo modo veniamo a conoscenza di uno dei punti maggiori su cui punta la Legione in vista dell’Apocalisse, un punto che sarà approfondito nell’episodio comedy 2.21 I diversi volti di Satana in cui quattro demoni discutono - di fronte a un buon caffè e delle frittelle di mela - di come affidare alla normalità, alla routine e alla banalizzazione della vita quotidiana la proliferazione naturale del male. 

In definitiva questa seconda stagione di Millennium è tra le più belle e interessanti produzioni seriali mai realizzate, in grado di osare in termini di complessità ma senza mai tradire la godibilità e soprattutto la letterarietà che da sempre la contraddistingue. 


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